Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.5-6 gen-ago 1945

I PARTIGIANIDELLA VAL PELLICE 14? fatti importanti. In primo luogo i tedeschi non si dimoslrarono pil, disposti ad abbandonare i presidi dell'alta valle; il crinale alpino stm·a diventando un fronte. Sulle montagne, già terribilmente de– pauperate dai rastrellamenti. non c'era assolutamente più posto p(•r grossi campi partigiani. Secondariamente i partigiani superstiti si erano spontaneamente raggruppati in squadre di 20-30 uomini, ab– bastanza piccole per non farsi notare, ma abbastanza forti per di– fendersi da qualsiasi pattuglia nemica. Ognuna si faceva un pic– colo magazzino viveri per il quale attingeva magari in pianura. In terzo luogo, di tutte le formazioni partigiane, le uniche che norr avevano minimamente risentito del rastrellamento erano le squadre– di pianura, che avevano continuato non solo a tenere i loro campi., ma anche a svolgere la loro attività. Parliamo ora un poco di que– ste squadre, Già in precedenza si era accennato a quei gruppi dl partigiani delle Valli Valdesi che avevano portato la guerra par– tigiana nella pianura vigonese, pinerolese e persino torinese, cori note,-ole anticipo rispetto alle altre formazioni alpine. Questi grup– pi erano poco numerosi. ma forniti di ottimo materiale, bene ad. destrati cd inquadrati da istruttori speciali. Accanto ai gruppi sa– botatori, più cospicue di numero erano le squadre di intendenz .. "l, inC'aricate della requisizione e del trasporto dei viveri dalle ricche– pianure alle povere valli. Queste squadre formavano un sistema capillare di informazioni e di av\'istamento e su di esse sovente sl appoggiavano le squadre st1botatori. Entrambi questi due tipi dì • squadre'di pianura segnarono le vie che, percorse, permetteranno di salvare la guerra partigiana dai suoi tre massimi pericoli : pri– mo: la puntata nemica frequente ed abilmente condotta in ogni punto del territorio. Secondo: la mancanza di mezzi di sostenta– mcnlo. Terzo: lo sfavore popolare. Quest'ultima asserzione parrà in contrasto con quanto s'è det– to prima circa i rapporti colle popolazioni delle vallate. Ma non è– così. Bisogna pensare che queste popolazioni nell'epoca dei gran– di rastrellamenti, a\'cvano sublto delle depauperazioni enormi: vil– lagg-i bru,cia1i per intero, bestiame asportato a migliaia di capi. H nemico ~l\c,·a proceduto col sistema di rendere impossibile la vita nelle valli alpine. li partigiano non aveva più diritto di pesare su questi poveri, di,·enuti ora poverissimi; vediamo ora in che modo le prime squadre di sabotaggio e di intendenza neutralizzarono que– sti pericoli sul loro sorgere. Contro il primo pericolo i sabotatori ; inscgn.irono la nuova tecnica di guerra che anebbe permesso di \·ibrarc il colpo per subito ritirnre la mano. Date le caratteristiche <li mimetizzam~nto adottate, insegnarono le maggiori possibilità di c;icurczza dei campi piccoli ma di l'utta gente di fegato, rispetto ai o-rossi campi di montagna facilmente localizzabili, nel quale gli elc– lcnti deteriori, al momento del pericolo determinavano la crisi an– che di quelli più coraggiosi. In pari tempo la insidia partigiana dhcni,·a quasi inaAcrrabile, si trO\'ava dappertutto e costringeva i

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