Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.4 nov-dic 1944

74 -- eseguito a tempo debito, perché un ritordo o un antici~ ~ulle epo– che fissate può compromettere tutto il raccolto. Si r1chiede per: tanta da parte dal lavoratore una speciale dilig,oiza, che_in ef'fett_i solo lo stesso IPCOprietmioo un partecipante ad ,eque condizi.om puo avere. La piccola proprietà, inoltr<1_poggia non roll!ill)o sul ]avoro del pcoprietario, ma anch<asu quello' dell'jn!tera fam1gh,a, TaJ:e va1;– taggio è inco:mmensurnhile, trovando i figli, quasi diaala pnm.a ,eta, e le donne un impiego neH'azienda, che li inchioda alla terra. Sanebbe, però, molto superficiale ritenere che la piocola pro– prietà sia sempre d;a preferire. non diciamo alle grandi, ma' alle med,e azi.€nde. Se, infatti, le piccole aziende si pnestano meglio per quelle colture a tipo <famigliare, carne per es. le orto-fioro-!rut– ticole, che abbisognano di mooestii c:a,pitali di conduuone. la pro– prietà 'l'nenosuddivisa, quando è in buone mani, possiede. in pro– porzione. mezzi maggiori, in modo da potersi provvedere di tutte le macchine nlecessarie, può !are maggiori ~tidp~zioni al suolo, maggior.ioper,edi boruificae d.i irrùgazionee r1trair:re1a, conseguenza frutti jn m:isu:nai 1più ohle 1propD'rzionale. Quantunque in grado mi– nore che nell'industrio, il costo delle installazioni agricole non cre– SCe in ragione dketta dx!lla superficie e dei raocolti. Per alcune col– tivazioni come &ci as. la vite le barbabietole e l'allevamenw del bestiame'. grandi iTIJStallaz:oni ~ncentrate offrono una note<voleeco– nomia di capitali e di spese generali in con!rontci ed una serie di piccole installazioni destinate a dare un prodotilo equivalente. Se ISi tratta, ad esempio, di arane un campo ristretto che ,ab– bia, poniamo un centinaio di metri di lunighezza, ed alttettantc, <li. !anghlezza, aiò che carrà'sponde alla superfiòe d; un ettaro, à buo.i e i cavalli ed il •bifolco dovmnno foerm,arsi dn testa del breve sc,Lco, voltarsi, vraltare l'aratro 1perafflQndarlonuovam•ente ,nel terreno, la qual cosa importa perdita di tempo e fatica notevole. Anche, ad e;empio, nel],a coltura dell,a vita per la quale si deV'Onoincessan~ mente 1r-acciaresolchi vicini l'uno all'altro durante cinque o sei mesi dell'anno. il divario n'elle spese di coltivaziom, è ingente. In Italia, secondo i dati resi noti, esistono ci.rea 300.000 aziende con una superficie variabile dai di"0Ci iai cinquanta ettari che de– vono considera:rai, salvo ecc'Ezicmi,tra le più progredii,; ,ed effi– e1enti della noot.raeconomia agraria. Si tratta di aziende ,che si sono c:oat,e un1aJttrezzatu~_acostosa. ma Tedditizia (impianti •prcwr:i di es– s1cazione, di lavoriaz1one totale d'el terreno com1e macchine ,ed at– trezzi, iimpianti propri dli ii,rigaziooe oome pozzi di sollievam.ento ecc.) e eh<>godono di produzioni unitaTie molto alte. ' Sarebhe antieconomico - come del resto l'autore dello scritto r-ioonosoe.- manda~ in frantumi queste aziende sminuzzandole m tanti ,piccoli appezzamenti. Riteniamo anzi eh~ 1'unltà di esse dovrebbe esseI'e salvaguardata anche nell'ipotesi che si anr:ivasse alla loro esprop~azion~ 1111 ~uesto caso esse potrebbero essere affi– dare_ m propnetà a pnu fam,ghe sotm forma di compartecipazione, e e10 nonostante che ooncordiiamo con l'1autore nel ttit,emerrehe il contadino italiarno non ama qJUestafo1ma :indivils,a di proprietà, [P€T– chè • vuol sentirai re del suo pibcolo doonànio » e che, quindi di re-

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