Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.4 nov-dic 1944

134 - cratica e non proletaria. E' questo un curioM claissismo a rovescio. Se qwesta impostazione ideolagdc" corri,;pandes&e alla realtà, la piccola borghesia, dotata di una propria conce~ione rivoluzio– naria dover.sa da quella de,l proletariarto, fintrebbe o rper fare una sua pmpria rivoluzione o per iffil])ed;ve che il proletariato faccia la sua. Nieifil.'um caiso -e nell'a,ltro il 1 suo ruolo sa!l"ebbe schietta.mente r,eazionario. Di rivoluzi.oni se ne fa una sola C'he IJ)Oi gli storici hanno la 1,ibertà di definire: si può essere per essa. o ess.er ~e con– tro, tertium non datur. Una, 1poli1ticaautornoma della picco]a bo.r– ghesia come, classe, fino al 1914 rpobeva chiamarsi radica1ism.o. da allora in poi si chiama fasoismo. Sarebbe benie che il rpartito d'arione si ripulisse del tutto da un e.lassismo fuori stagione, sia un classismo pi.ccokY-'borghe.seradiicale, sia, un medio-borghese irn– bellettuale muminato. 3) Di :lòront,ealle masse i partiti, pneoccupati di far numero, si a,utopromuovono interpreti detlle lo:ro esògenze profonde. Quando si fallisce come orgarnizza-tori del1a massa. ci si ,pone come avvo– cMi: quesb:l vale per gJj indivù:lui ,e vale per i partiti. La diflierenza fra il pia:rtito .socialista ed il partito comUD1.istaoggi sta propnio in questo e non in differ,enze ideologiJOhe e 1 ~og,z,ammati-che. L'-a:vvo– rato <l1ferudele rlvcrul-icazioni della massa di fronte allo stato, op– PUiì2lancia (Idirado) la m.assa contro lo stato, ma è incapace di or– ganizzare la massa in nuovo sta.rto.Ed è perciò che insistiamo ~r– chè il P. <l' A. si ponga sulla strada dell'orga:mzzaZIÌOOJe democratica delle masse 1e nctn sulla via dell'agitazione astratta di programmd. Ccrriillat'.vo ,all'atteggi2mento di fronte altle ma.59e è l'atteg~a– mento di :llronte allo st&t.o.Il programma rpuò servire così per una opposizione come p:er una .oolla1borazione al governo, in ognii caso uno stato organizza.te è rpresupposto (e nealtà pr.esente) e ad iesso bisogna far capo per -chie<lie;ue le riforme ecl' anche le modifi-ca– zioni. str.uttru.lflalinecessarie per l'ed!•ficazione della demo.crazfa. Su questo piano intrinsecamente stabiHto r~ita la ,richiesta della r~– pubblica (punto 4°) psr il motivo che « un ordine democratico !llon potrà fondarsi in Italia senza l' 1 eliminaz:ione dell'is,tituto monar– ch:-co ie degli altri -che gli sono indissoLubilmente Leigabinehl.a com– pagine dello .sta 1 to centralizzato >> (quali sono? non vediamo nello stato -centralizzato alcun istituto che sia :ndiss·olubilmente legato aUa monarchia e che sia incapace di vivere con un presirdJente al posto di un 1r,e).Noi avr,emmo detto l'opposto e cioè che senza la fondazione "di un ordine democratiicn sa,rà impossibilie el:imin:are l'istiituto monarchie.o; ma qrttiesto significhe,rebbe discendere dalla pura sfoca ,dei programmi a quella più modesta della politica. Sa– riemo allora noi a chLed:ere di non contam~nar.e: 1e òue sfere e di non affermare, per ragioni ·d,i opportunità tattica, dei principi im.e– sistenti: come quando iSi consild.ier.a la monar,chia, come forma isti– tuoid.1.a1ie , neces.sa ,riamente Legata alla riearlon.e, affermazione che è, sia <la.il punto di vista s.for:icoche da quello teorico, un tpUro non senso: le 1c,oncessiorui ai r,apubhl.lkaini intra.nsi1gienti, come a qualun– q1.12altro raggnuppamento politico, .si possono fa~e se è necessario sul terreno politico, non su quel.Jo dei rprim.cìpi,ohe, au,punto per– chè tali, sono incondizionati ,e non formano, oggetto di· conoessfone.

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