Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.4 nov-dic 1944
130 - ch,e ccmviene adottall\e. La gestione operaia ed impiegatizia è as– surda; un'azienda de<ve essere gestita da un direttore generale (o da a!lounrid:inettori g-e<rueTrui) ,e se q,uestL sano eletti dal personale, non godono di alcuna sta:b;Je autorità. Quanto al controllo della pubblicai :amministrazione sui consigli op1erai ed impiegatizi, esso può si.gnifica,re soltanto la trasformazione di questi in 01,gani go– vernativi, iù.,che significherehbe ucciderne l'allltonomia. In .riealtà, le aziende socializzate devono essene gestite dalla pubblica ammi– Il!istmazionee il controllo (dal ,punto di vi,sta sociale) deve essere affidato ai Consigli degli operai e degli im:piegati. Coi punti otto e nove si indica la necessità della iC()eSistenza accanto aI settore socializzato di un settore ad economia indivi– duale. Il decimo punto pone i,1 prn:>b,emade!ki. riforma agraria, ossia l'obbiettivo -economico fondamental,e, della ,rirvoluzione italiana. Questo punto è eccessivamente moderato; .esso lega l'attuazione della riform.a ai ,problemi è!Je,l « ,rinnovamento tecnico» e dello « in– vestimento di c"!Pilali " e -111 pratica si accontenterabbe della im– inediata espropriazione dei latifondi. Data la! sovrapopolazione agricola e il generale stato di pov,ertà dell'Italia, in questo modo non si risolve nuL1a.Il problema da noi è, prima che. tecnico, sp-– ciale. Bisogna creare ra,pidamente una cl•asse numerosa di conta– dini economi-camente indipendJenti. Se quetSt,r classe esiste •e si svi– luppa (il eh.e illllPilca l'esproprio di tutta ia prnprietà fondiari,a· su– periore ponia·mo a.i 100 ietta:ri)l'afflusso di capitali verrà in qual– che modo. Inoltre solo attrave.nso radicalo esprot,ri lo stato otterrà i mezzi necei.ssari ad aiutare Wlvarri modi le m:asse dei braccianti, ai quali non si potrà dare la terra. perchè non ,ce n'è abbastanza in Italia. Il iplll,llto urròJecimo, chi• contempa « imm\eldliate misure di espropriazione 1S1enza indennizzo 111-edesGarie per La il !i.qu :iidazione dalla pliutocrazia reazionaria ... nonchè un regime fiscale .e succe&– sorio che inieida radicalmente sui grandi patrimoni .e ne impedisca la ,ricostruzione >> è il migliox, e.di tutto il programma:. Il rpunto1dodhoesimo è, invece, eccessivamen;te- sociallistico. Esso chlede allo stato di attuare « un piano di rioostr:uzicme eco– nomica che coordini i du.e setto.ri a gestione socializzata e a ge– stione ,privata». Praticamente ciò .si,g 1 n:ificheoobbe uccidere il set– bare privato'. Il piano derve coordimare l,e singo~e aziende socia1iz– zate ed a.ss: icura,r,e loro i capitaM necessari, e ha'S'!Ja. Se il piano VaJ al di là di qUJ~,,toobbiettivo. se ha lo SC(1p0 di immischiarsi ruegli affari diel1e aziend:e private, di «coordinarle,», sbocca nel colletti– vismo statale :integrale e dittatoriale. I punti tredicesimo e quattordloesim.o, sulla iSC1.J.o!a e sul rap– porto fra stato e ch~esa, vianno bene. Nel quindicesimo ,punto si auspicai bensì « un ordine europeo democratico piiesupposto di un più vasto ordine internaziJOn.ale, fondato sul SlJlperamento della sovranità assoluta dello stato na– zionale» e ciò Vtabene. Ma non si dice ,che vogliamo senz'altro· (e nC>i vogliamo senz'altro) gli Stati Uniti d'Eumpa. Nel seid:i,cesimo ipunto si sottolinea la necessità di un'al,leanza
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