Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.4 nov-dic 1944
106- cole, e, a meno di dare un rendimento molto maggiore. i loro gua– dagni non potrebbero essere che molto limitati: In ,pareoc.h.i casi ne<asun ulteriore controllo sarebbe allora necesS1811'io. Quando però si :potessero ottenerie economie molto grandi -con la -pr!Oduzioniesu vasta scala, è evidente che nessuno ·dei conconrenti minori ,po– trebbe sopraivviv:ere. Il m 1 ereato rimarrebbe aL]oira ailJa miercè di uno o duie ,co.lossi industriali, e in tiail aaso sarebbero :necessari nuovi ,con.trclli. La ·soluzione è chiara: io1 governo deve ,esercitare un oointro1lo su certi monopoli fissando i JOTo ipt1ezzi di vendita (es. per le imprese di elettricità), per altri <:leve,limitare i profitti (es. imprese distributrici di gas). In altri casi è auspicabile l'inter– vento di autorità municipali, o di organi governaUvi, QPpure pos– sono entrare in giuoco dlegli enti ,pubbl'ci specii>lm.ente <:reati a qu-esto scopo, come l'« Ente trasporti urbani di Lohd.-a » (London Paissenger Transpart Board). In generale, davie llentità della pro– duzione è troppo gra.nòe :p·e1,chèpossa sop:navvivene um regime d1 canc-orrenzia, si dovriebhc arrivare a un sistema d~ ,pubbliido oon– tro11o. Qu 1 eista è ormai de] 1,~sto 'lma vecchia tradizione in Gran Bre1agina; fioltanto •che sino ad ora l'appliJcazione di controlli del gener,e è stata hm!ltata ail catllJPO ristretto dei cosidetti « servizi di pubblica utiUtà », e a uno o due casi particolari (cornie ad esempio il controllo, del resto molto insod\frsfacle<nte. che ilia Commissione delle dogane esea-cita sui pl'e'lzi del' ferro e dell'acciroo); ciò che ora imporba è di estendere il principio del controllo di pubblica utilità a butltì j ,casi ovie i vantaggi della produzione in massa ren– dono imposstbi1e un regime di concoNenza. Questo può Etssere sufTicEnte per quanto r?gu1a 1 rda i colossi in– dustriali. Ma che insegna-m·enti possiamo trarre :aa:U'esparienza am,erlc.ama per tentare di impedir-e Ja formazione cl.i riagg,ruppa– menti mon~polistici fra I<:-imprese m!noQ? Jn fondo è questo il tipo di mona1>olio ,più diffuso in Gaan Rreta.gna. In questo caso l'inllePpretazione della legge non ha causato in America gi,a'Vi dif– ficoltà: la Corte suprema ha avuto qualche dubbi.o soltanto una volta. e non per molto tempo. L'esperienza ha provato che è facile scopri~e le intese- di questo genere, e quando sono SCO!perte vi sono scarse difficoltà •pratiche p?r soro,rimerle. ' · · Per meglio renderci conto dei r.ilsultati che è possibile raggiun- gere dobbiamo incominciare col distin,guiere fira tre ti'Pi di mer– cati. Al limite. da un lato vi sono qr1.11e1l'e ibrarnche economiche ove il volume medio de1l 'i.mprie-sa è 1Ciosì pioooJ.o ,"Che il loro nwmero \fi:en~ 1a~ 1 ess-ere m?lrto elev,aito.(per esempio, in Irnghilroerra i coto– rufic1 e 11camrnerc10 al dettaglto). Ln t,ali casi nes~ 11ccardo volbn– tar1o a fini monopolistici riesce mai ad essere veramente stabile. Il numero degli jnte-ressati è tcoppo grande, ,e ci sarà sempre una minoranza che non stiarà al gl'Ccoe si rottrarrà ai patti. In questi casi, l'esperienza ha dimostrato che un'intesa può SOpravvivere soltanto se il legislatore intervien,e pèr renderJ.a obbligatoria a tutte le ditte. In numerosi casi la libera co.ncorren2la) è •ora.&com– parsa solo perché è sllato il governo a prolbi'rla; arrche da.po la !Jrande conoentoazio:ne, conseguenza del p,eiriodo bellico, basterà
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