Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.1 mag-giu 1944

GIOVANNI GENTILE La fine violenta dì Giovanni Gentile non è più ohe Wl episo– dio della crisi che l'Italia attraversa: comunque giustifica la pausa d'un esame e impone anche la responsabilità d'un giudizio da parte nostra. E' anzitutto, per intendere la situazione politica atltuale, e chi ancora non l 1 abbia intesa, un monito chiaro. Per anni il fascismo ha giocato senz.a rischio nè ritegno con la 1giustizia e la libertà e la vita stessa degli uomini, sistematicamente eliminando gl.i av– versari, popoli e individui, e alla crudeltà dei fatti aggiungendo l'irrisione delle parole: « pietismo• è parola, che il fascismo per l'appunto ha innovato con una significazione memorabile anche quale documento della ignoranza sua presuntuosa e massiccia fino al grottesco. Ora il gioco è finito, e-si combatte un duello ad armi eguali su d''un terreno chiuso ,e stretto che non dà scampo nè di spazio nè di tempo. Le parole non hanno più suono, la discussione è proscritta, proteste o preghiere non valgono. Urgono tutt'in– torno le •rovine e le ingiurie del passato, e sopra, di ora in ora, si cumulano quelle presenti e nuove, come in uno scavo febbrile. Così lo spazio si stringe, ~ da una parte o dal1'1altra bisogna mo– rire. Anche il diritto alla vita, una volta che sia stato messo in questione o negato, non -negge più che sulla forza. Il fascismo porta la responsabilità di aver negato nel nostro secolo, entro o contro la civiltà mod.erna 1 il Writto di viviere a uomini avversi o anche solo diversi. Pertanto chi sta col fascismo condivide, chiun– que esso sia, quella responsabilità, e partecipa del destino di vio– lenza e di sangue che ne consegue. Questo Gentile doveva sapere. Ma era, oggi come ieri, una consapevolezza incomoda, inquietante, e Gentile era uomo ahf::no per natura e per aibito da ogni inquietudine. Volentieri ostentava in pubblico e in privato il suo ottimismo più ancora che una nonna acquisita nel corso di una fortunata esperienza. la -eco genuina del suo carattere, del suo ingegno stesso. Perchè in lui che faceva professione di filosofo e affidava il suo nome alla sto·i, della spe– culazione, man::ava in rrealtà quel che la più alta e strenua ri– cerca spirituale propriamente richiede: l'ansia, l'induig:io, il tra– vaglio del dubbio; l'<tmore e la sofferenza della solitudine. Ed era invece potentissima in lui l'alacrità espansiva. solare, cordiale del lavoro umano, del la.varo che s'impianta su solide e ·sempliçi basi;

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