Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.1 mag-giu 1944

-101- l'escogitare progetti di « interventi » 1 dopo aver procurato di porsi in condizioni di ,privilegio: provocassero l'emanazione di calmieri, dopo essersi formate larghe scorte delle merci calmierate, con– tando che la loro scomparsa dal mercato avrebbe procurato lar– ghi guadagni; rappresentassero la necessità della costituzione di enti dopo essersi assicurate segrete posSibilità di concussione dei funzionari prepostivi; o applicassero ad altre iniziative parimenti vantaggiose il loro trionfante dinamismo. La facilità di guadagni offet1Ja da costoro ha divorato via via anche le tforze m,eno bacate, per cui può parere che il regime sia rimasto 3Chiacciato sotto il peso di una condanna morale. Tuttavia, del triste epilogo possiamo oggi vedere una ragione più intima, che è male non soltanto italiano: e cioè il non aver raggiunta alcuna chiarezza circa la ,posizione dello Stato e il non aver saputo risolvere l'antitesi con l'economia privata. L'amara esperienza, dalla quale stiamo uscendo, Ci impedisce di vedere che l'altrui grandezza è spesso soltanto imponenza di mezzi e di masse: nem.m.eno i maggiori Starti vanno esenti da più o meno coscienti e diffuse esperienze totalitaristiche. da divinizza– z'.oni di uomini, ecc., che sono sintomi dello stes3o male. Dapper– tutto, conflitto più o meno aperto fra forze economiche guidate dal profillto e tentativi di coartazione di tali forze da parte dello Stato, che si risolvono in attriti e premi all'iniziati-va. composti -soltanto in una economia di guerra o di preparazione alla guerra. Si consideri quale sarebbe stato il risultato di una socializza– zione delle industrie che fosse sta-la promulgata, per esempio, in– vece che -come « -eroico » del periodo preagonico, nella ebbrezza dei trionfi del 1937. Anche senza far conto della .corruzione e del difetto di senso della -responsabilità, col sovrapporsi cli scopi au– tarchici e di finalità belliche ai criteri economici, la dilapidazione dei cap;tali delle nostre a•,'ende risulterebbe oggi maggiore di quanto non ne sia stata perpetrata dai loro proprietari e ammini– stratori. Ora, mentre la gestione diretta dello Stato, deve attuarsi soltanto dove non si verificano condizioni di fattf.o per un eserd– zio conveniente della gestione privata, nei rapporti con questa, lo Stato deve mantenersi sul terreno che gli è p.ropnio, strettamente ed esclusWameme politico. Non si pensi che ci proponiamo di tessere !'-elogio delle forze di coesione e di equilibrio spontaneamente operanti nella soci~tà e eh.e vagheggiamo uno Stato agnostico in materia economica che, abdicando ai vaghi e costosi sogni di potenza dello Stato fa– scista, si dedichi soltanto ai problemi della istruzione e del man– tenimento dell'ordine. Non siamo economisti. Abbiamo letto tuttavia abbastanza acri1ti di economia per. pensuaderci che la -lor-0ipotesi del verifi– carsi di eondizioni di libera conoorrenza dovrebbe darci, ove oi potesse realizzarla, un mondo molto simile a quello che la nostra appa .. ionata sete di ~usti.zia ci fa vagheggiare.

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