Gli squilibri più avanzati ciano a prendere una certa consistenza, indotte dall'Alfa di Pomigliano e dalla Fiat di Cassino. Si potrebbe perciò ritenere che, se ci fosse ripresa della produzione e quindi degli investimenti, le condizioni per l'industrializzazione del Mezzogiorno risulterebbero più mature di quanto finora non lo siano mai state. Ma, ovviamente, queste condizioni sarebbero compromesse se l'attenzione dedicata dopo il '68 al Mezzogiorno come risorsa di spazio e di manodopera, e che per la crisi economica non ha potuto tradursi negli attesi risultati di nuovi investimenti e di nuova occupazione, fosse distolta dal Mezzogiorno perché richiamata tutta dall'esigenza di curare nel Nord le conseguenze sempre più gravi di una situazione nella quale ci fossero stabilimenti che chiudono anche a Milano e anche a Torino. Di qui la preoccupazione che le misure di soccorso al Nord non prendano il sopravvento sulle misure per lo sviluppo del Sud. Una parziale fiscalizzazione degli oneri sociali, generalizzata dal punto di vista territoriale, potrebbe, per esempio, provocare - come hanno dimostrato Petriccione e Leon - ulteriore congestione al Nord e regresso dell'industrializzazione al Sud. Se a questa misura si deve ricorrere, si cerchi di predisporla in modo che risulti sensibilmente differenziata dal punto di vista territoriale: in modo che risulti sensibilmente più vantaggiosa per coloro che hanno creato o che intendono creare nuovi posti di lavoro nelle regioni meridionali. Perché, semplificando, io credo che si possa e si debba riaffermare questo orientamento di fondo: la linea maestra della politica di valorizzazione del territorio è quella intravista fin dai tempi dello schema Vanoni e anche prima dalla Svimez che tanta parte ebbe nel pensare lo schema Vanoni: più industrie nel ·sud e meno nel Nord. Ma ora, all'interno di questo orientamento di fondo, si devono far valere delle considerazioni -che derivano dal riconoscimento dei due punti di attacco di cui dicevamo: 1) compatibilità delle vocazioni d'uso del territorio; 2) coerenza delle armat~re urbane. Diciamo subito, allora, che dalla preoccupazione per le ferite al territorio provocate dalla industrializzazione non può discendere un pregiudizio contro la ulteriore industrializzazione del nostro Paese e, quindi, contro lo stesso impegno di correggere l'ineguale distribuzione regionale dell'industrializzazione italiana. Ma su questa preoccupazione, certamente fondata, deve innestarsi l'attenzione •più scrupolosa per le compatibilità delle vocazioni d'uso del territorio: regione per regione, così al Nord come al Sud, così nei dfstretti tradizionali dell'industrializzazione padana, come nei distretti industrializzabili del Mezzogiorno continentale ed insulare. Tale attenzione scrupolosa chiama in causa, da un 97 BibliotecaGino Bianco
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