Nord e Sud - anno XX - n. 167 - novembre 1973

Francesco Compagna era fallita) - avrebbe potuto approdare a risultati più soddisfacenti di quelli cui pure è riuscita ad approdare - nonostante le occasioni di accelerarne i tempi e di qualificarne i modi che sono state sciupate. Aveva d'altra parte ragione Paolo Silos Labini quando recentemente scriveva che « non sono soltanto le famose economie esterne ed interne, ma anche i legami e le forze d'inerzia che spingono i managers dell'industria ad espandere gli impianti nelle zone già industrializzate e, spesso, congestionate »; già a suo tempo Toschi aveva parlato di una forza d'inerzia degli imprenditori con la quale si doveva fare i conti se si voleva provocare, e ovunque si volesse provocare, una diversa e migliore distribuzione regionale dell'industrializzazione; e Labasse, nel suo grande studio sull'organizzazione dello spazio, aveva osservato, a proposito di Parigi e della provincia francese (ma l'osservazione può valere anche per Milano e il nostro Mezzogiorno), che c'è una « resistenza dei quadri e dei dirigenti dell'industria, legati alle comodità di vita di una capitale, nei çonfronti di quello che tali quadri e dirigenti considerano il ' mito del decentramento ' ». Occasioni perdute, per forza d'iner·zia, quindi; ma una contrattazione programmata delle localizzazioni industriali avrebbe forse consentito di cogliere quelle occasioni malgrado la forza d'inerzia che induceva Valletta e altri a ripetere le tradizionali scelte di localizzazione industriale. Tanto è vero che dopo il '68, una volta avviata la contrattazione programmata, e soprattutto quando si sono potute constatare nell'autunno del 19'69 le conseguenze negative della ripetizione di localizzazioni tradizionali dell'industria (le conseguenze negative della scelta di Rivalta Torinese per esempio) si è attenuata nei grandi gruppi industriali la riluttanza a scendere nel Sud. Senonché, nel momento stesso in cui si manifestava una disponibilità degli industriali e dei managers a considerare il Mezzogiorno come risorsa residua di spazio e di manodopera, è sopravvenuta la crisi degl~ investimenti che si è poi aggravata. E -quindi, investimenti che erano stati preannunciati a pacchetti non sono stati realizzati e non si sa quando potranno esserlo; altri programmi di investimento sono stati rallentati e altri, che dovevano essere concordati, sono rimasti in attesa di te~pi più maturi per le decisioni. Così l'industrializzazione nel Mezzogiorno si è fermata e rischia di regredire: perché la crisi della produzione negli stabilimenti del Nord ha determinato la crisi degli investimenti per creare nuovi stabilimenti nel Sud. E tuttavia, grazie alla lezione di Rivalta e alla provocazione dell'Alfa Sud, la Fiat è scesa a Cassino e a Termoli, a Sulmona e a Lecce. Non solo: le attività complementari dell'industria automobilistica comin96 BibliotecaGino Bianco

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