Gli squilibri più avanzati si pensa che ai mali del sottosviluppo meridionale si sono venuti a sommare i mali dell'ipersviluppo nei distretti settentrionali di tradizionale industrializzazione (degradazione dei centri storici, dilatazione di periferie alienanti, depauperamento delle risorse idriche, inquinamento dell'aria e delle acque, insufficienza dei servizi civili) onde a noi è capitato che gli squilibri provocati dallo sviluppo si sono aggravati fino al punto che ne è derivato un arresto dello sviluppo stesso. Certo, avremmo oggi una diversa e migliore distribuzione regionale dell'industrializzazione se non si fossero sciupate ieri e l'altro ieri, tante occasioni di far valere lo sviluppo industriale degli anni 50 e degli anni 60 per correggere la ineguale distribuzione regionale dell'industrializzazione. Non dovrebbero infatti più sussistere dubbi sui guasti che sono derivati dalla insistenza nella ripetizione delle tradizionali localizzazioni industriali nelle aree di più o meno consolidata piena occupazione. Tanto per fare degli esempi ognuno può oggi domandarsi (e io me lo domandavo già in sede di commento al « Progetto '80 », in un commento il cui testo pubblicai nella rivista di geografia economica del prof. Massi) se non sarebbe stato assai meglio (non solo ai fini dell'industrializzazione nel Sud ma anche ai fini dell'equilibrio fra insediamenti industriali ed insediamenti residenziali nelle aree metropolitane del Nord) localizzare a Battipaglia invece che a Rivalta un certo stabilimento della Fiat e localizzare a Reggio Calabria invece che a Vimercate un certo stabilimento della IBM. Ma di contrattazione programmata delle localizzazioni industriali si è cominciato a parlare quando la Fiat aveva già costruito il suo stabilimento a Rivalta e quando la IBM aveva già inaugurato i suoi impianti a Vimercate. La lezione delle cose ha dimostrato quanto fossero fondate le preoccupazioni che i meridionalisti non avevano sottovalutato fin da quando il Nord aveva raggiunto nelle sue aree metropolitane il traguardo della piena occupazione. Se a quelle preoccupazioni si fosse concesso maggiore credito di quanto non se ne sia voluto concedere, non lamenteremmo oggi le occasioni perdute di realizzare nel Mezzogiorno episodi significativi di industrializzazione che avrebbero potuto dar luogo ad altri episodi complementari: non sarebbero state incentivate, come sono state . incentivate, le migrazioni dal Sud al Nord, e non sarebbe saltato, com'è saltato, nelle aree metropolitane di Torino e di Milano l'equilibrio fra insediamenti industriali e insediamenti residenziali. Soprattutto non sarebbe stata esportata tanto vistosamente e dolorosamente in queste aree metropolitane la questio~e meridionale ;e l'industrializzazione - cJ::ie pure ha progredito nel Mezzogiorno fra il 61 e il 68 più di quanto non avesse progredito fra il 51 e il 60 (segno che la pre-industrializzazione 95 BibliotecaGino Bianco
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