Francesco Compagna mento del cosiddetto inquadramento terziario del territorio, e quindi dei problemi relativi al rafforzamento delle armature urbane. Credo che, seguendo questi due fili conduttori, si potrebbe mettere un po' d'ordine nelle nostre idee. Già alcune indicazioni molto generali, ma proprio perciò preminenti rispetto a indicazioni più specifiche, possono essere ricavate a fini legislativi dalle constatazioni che abbiamo fatto a proposito degli squilibri fra città e campagne, zone interne e zone costiere, Nord e Sud. E sono indicazioni che si possono inquadrare nella considerazione che si tratta di squilibri provocati o aggravati dallo sviluppo che negli anni 'SO e '60 è stato più intenso di quanto non lo sia stato nei precedenti 90 anni di vita unitaria. Per parafrasare una formula famigerata, potremmo dire che si ìratta di ... squilibri più avanzati. Lo sviluppo provoca sempre, necessariamente, squilibri settoriali; e più ancora territoriali. Badate: non è questione di sviluppo capitalistico che provoca squilibri, mentre lo sviluppo secondo modelli socialistici non provocherebbe più squilibri. I modelli socialistici non hanno consentito di correggere lo squilibrio fra Slovàcchia e Boemia, così come non· hanno consentito alla Jugoslavia di fare in Macedonia e Montenegro di più e di meglio di quanto noi non abbiamo fatto nel Mezzogiorno. Se ne dovrebbe dedurre, quindi, che la politica meridionalista dell'Italia capitalista è meno fallita di quanto non lo sia quella della Jugoslavia socialista. E quanto ad altri più o meno celebrati -modelli socialisti, come quelli di Cuba e di Algeri, si potrà forse dire che non hanno provocato aggravamento di squilibri territoriali, ma si dovrà anche riconoscere che non hanno dato luogo a significativi processi di sviluppo. Non è questione, dunque, di capitalismo o di socialismo; è questione di sapere che lo sviluppo procede creando squilibri territoriali e di domandarsi come correggere questi squilibri; possibilmente in corsa e comunque senza arrestare lo sviluppo. La risposta è tanto più difficile da trovare in un paese che è caratterizzato da un dualismo fra Nord e Sud: da uno squilibrio degli squilibri, per così dire, se è vero che le cause di tutti gli squilibri nostrani possono essere ricondotte allo squilibrio fra le due I talie. Non dobbiamo dimenticare che in tutti i paesi industrializzati, a sollevare i problemi dell'organizzazione e della valorizzazione del territorio, è stata l'ineguale distribuzione dell'industrializzazione; e che, da questo punto di vista (dell'ineguale distribuzione regionale dell'industrializzazione} il problema dello squilibrio territoriale si è posto nel nostro paese più imperiosamente che non altrove: anzitutto e soprattutto in termini di Nord e Sud. E ancora e più che mai si pone in questi termini se 94 BibliotecaGino Bianco
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