Gli squilibri più avanzati stazioni di miserabile urbanesimo nel Nord, mentre la civile urbanizzazione del Sud proce,Je più lentamente di quanto sarebbe stato possibile (e risulta anche q1-1a e là compromessa: penso alla fascia costiera in Campania e a Ta1.anto) qualora tutti sì fossero resi conto dell'esigenza che i nuovi investimenti industriali devono essere localizzati in modo tale da contribuire ad intercettare e non ad incentivare le migrazioni - verso le aree metropolitane del Nord - delle forze di lavoro del Sud, e quindi l'esportazione dal Sud al Nord della questione meridionale. Non che di tutto questo non ci fosse la consapevolezza nei programmatori. Ma di quali strumenti essi potevano mai disporre che non fossero le raccomandazioni desumibili da piani territoriali controversi e contestati o da documenti metodologici non sempre illuminati e illuminanti? Tanto più che si è formata nel frattempo una vera e propria industria dei piani territoriali e siamo stati sommersi da un'alluvione di documenti più o meno viziati da astrattezza geometrica e da virtuosismo statistico, dalla generalizzazione sociologica e dalla neutralità geografica. Ma il senso del territorio presuppone il senso della storia, la conoscenza del territorio nelle sue complesse stratificazioni storiche e nelle sue differenziate articolazioni geografiche; e quindi la capacità di cogliere il diverso più che la capacità di classificare il simile, o l'omogeneo che dir si voglia. Il senso del territorio presuppone la capacità di saper distinguere più che la capacità di classificare, esige la capacità di pensare, perché non basta la capacità di ricercare. E, se l'esibizionismo scientifico dovesse dilagare più di quanto già non dilaghi, potrebbe anche capitare che tutti ricerchino e pochi pensino. Forse nel nostro tempo la cosiddetta ricerca scientifica, anche per quanto riguarda il territorio, non è sorretta e non è animata dalla cultura, dal senso della stori&; e quindi si è più scientifici, ma anche meno colti e meno pensosi di quanto non lo fossero Cattaneo, Nitti, Einaudi che al territorio hanno dedicato pagine significative di loro scritti. Comunque sia, è necessario un disboscamento fra la selva selvaggia dei piani prodotti dalla nostra industria della pianificazione territoriale. Perché non è detto che - malgrado le sofisticazioni di cui dicevo - non si possano trovare in questa selva di documenti alcune idee da valorizzare e altre da approfondire. Anzi, in tutti o quasi tutti i piani prodotti dalla nostra industria della pianificazione territoriale, si ritrovano alcuni fili conduttori che consentono di identificare i due punti di attacco, per così dire, di· una coerente politica di valorizzazione del territorio : 1) la ricognizione dei probler_ni relativi alla compatibilità delle cosiddette vocazioni di uso del territorio; 2) l'analisi dei problemi relativi al rafforza93 BibliotecaGino Bianco
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