Francesco Compagna Vorrei tuttavia partire d:a una considerazione preliminare: può capitare di avvertire una certa irritazione quando si legge ciò che si scrive del territorio di come lo si vorrebbe sistemare e valorizzare con opera- ' . zioni di esemplare giardinaggio, ma, in pari tempo, si constata ciò che si fa o si lascia fare su questo territorio del nostro paese, tormentato da nuove ferite che incrudeliscono sulle vecchie. Gli studi sul territorio sono diventati sempre più sofisticati e gli interventi sul territorio sempre più distruttivi. Da un lato, cioè, si disegnano assetti ideali del territorio, dall'altro si pratica la rapina del territorio. Viene il dubbio che potrebbe esserci un rapporto fra queste due degenerazioni; e cioè, che anche perché gli studi sul territorio sono diventati tanto sofisticati, e in definitiva astratti, sono di fatto consentiti interventi sul territo_rio sempre più distruttivi. Comunque sia, il bilancio della politica di organizzazione e valorizzazione dello spazio si presenta appesantito da troppe voci passive; nel nostro paese più che non altrove. E queste voci passive si riferiscono ai. principali punti di riferimento della politica di organizzazione e valorizzazione dello spazio: città e campagne, zone interne e zone costiere, Nord e Sud. Città e campagne: per quanto riguarda le prime, non si può dare torto a Cederna quando scrive che i piani regolatori non sono che pezzi di carta da stracciare non appena sia maturata Ìa rendita fondiaria; per quanto riguarda le seconde, non si può d:ar torto a chi afferma - come, nelle conclusioni dei suoi rapporti sulle aree di Gioia Tauro, S. Eufemia e Sibari, il Building Design Partnership - che non sono i terreni recentemente bonificati, e comunque di più alto reddito agricolo, perché ad agricoltura intensiva, a dover essere necessariamente coperti da nuovi impianti industriali e d:a nuovi insediamenti residenziali. Zone interne e zone costiere: per qu_anto riguarda le prime, collinari e montane, si è lasciato che si aggravasse il già grave dissesto idrogeologico (3.000 frane all'anno, 1 morto ogni 8 giorni) e non si è riusciti ad organizzare, da quando l'esodo l'ha resa finalmente possibile, una agricoltura fondata su ordinamenti estensivi, su grandi aziende agrosilvo~pastorali; e per quanto riguarda le seconde, si è consentito che industrie inquinanti si localizzassero proprio là dove c'era stata o poteva esserci una valorizzazione di risorse agricole o turistiche, e co1nunque si sono dilapidate queste ~ quelle autorizzando operazioni speculative che hanno dato luogo a irrimediabili fenomeni di conurbazione non controllata. Nord e Sud: non si può negare che si sono intensificate le manife92 Bi0l.iotecaGino Bianco
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