Nord e Sud - anno XX - n. 167 - novembre 1973

Argomenti nel nostro paese, di esempi concreti di iniziative regionali in materia di redazione di piani di coordinamento. La recente istituzione della Regione e le inevitabili difficoltà politiche della fase iniziale impediscono che i piani regionali di coordinamento possano essere adottati in breve tempo su tutto il territorio nazionale. Anche perché la delicatezza dello strumento urbanistico in oggetto richiede che esso scaturisca da un complesso di consultazioni e verifiche con gli organi locali e con il potere centrale che controlla gran parte di quegli elementi infrastrutturali essenziali all'attuazione dei piani stessi. Nonostante ciò, almeno nella fase attuale della vita regionale, non dovrebbe essere impossibile intraprendere l'iniziativa della redazione di schemi di massima, limitati alla soluzione del problema della distribuzione territoriale dei servizi, i quali, ormai, si pongono come un supporto indispensabile per il concreto avvio di qua]- siasi processo di riassetto delle funzioni produttive nello spazio. Infine, va tenuto presente come le Regioni, sebbene non possano intervenire direttamente nell'elaborazione dei piani comunali di sviluppo e adeguamento previsti dalla legge 426, limitandosi a poter imporre il ricorso a tali strumenti ed a controllarne i contenuti in sede di approvazione, possono non poco incidere sull'attuazione di piani stessi operando attraverso il coordinamento dei programmi d'investimento attinenti le infrastrutture e le attrezzature collettive. Inoltre, per quanto si riferisce alle previsioni dei piani comunali di sviluppo ed adeguamento della rete distributiva, le Regioni possono affiancarsi all'azione comunale, per favorire la creazione di nuovi insediamenti commerciali, ricorrendo anche alle procedure di esproprio delle aree, previste dalla legge sulla casa (artt. 27 e 44 della legge 2 ottobre 1971, n. 865). Attraverso la costituzione di società pubbliche o miste, operanti in senso promozionale, la Regione potrebbe controìlare direttamente i processi di formazione dei nuovi insediamenti commerciali, incentivandone uno sviluppo programmato in un'ottica di riequilibrio territoriale. Nello stesso tempo, proprio per quanto si riferisce agli insediamenti pit1 cospicui, posti in essere dalla grande distribuzione, la procedura di nullaosta regionale, obbligatoria per la concessione delle autorizzazioni relative alle grandi strutture di vendita con superficie superiore ai millecinquecento metri quatlri, potrebbe assumere un vero e proprio significato di contrattazione programmata, nel momento in cui la Regione, attuando un'opportuna _politica delle aree espropriate· e delle localizzazioni da incentivare, si precostituisse un non indifferente potere contrattuale nei confronti delle società promotrici di investimenti nel settore del grande dettaglio. E tale acc1~esciuto potere contrattuale, oltre ad esprimersi in una più vasta capacità di imposizione delle scelte programmatiche adot89 BibliotecaGino Bianco

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