Nord e Sud - anno XX - n. 167 - novembre 1973

Argomenti toscano e ai 120 milioni di movimento dei porti del Mezzogiorno continentale ed insulare. Il petrolio gonfia questi valori; il traffico della Sicilia, della Sardegna e delle altre regioni meridionali scende e ben poca cosa se si tolgono gli olii minerali. Quello dei porti dell'arco di costa dell'Alto Adriatico si riduce ad appena un quarto. Solo quello della costa ligure-toscana perde poco più del 60%. Il caso dei porti dell'alto Adriatico si colloca cioè in una posizìone intermedia rispetto ai porti di tipo coloniale del Mezzogiorno (dove petrolio e petrolchimica costiera rappresentano ancora un fatto estraneo in buona parte all'economia locale) e rispetto ai porti di tipo relativamente avanzato dell'Italia nord-occidentale (che danno molto più spazio al traffico di merci secche e all'esercizio della funzione ·commerciale in senso stretto). Vero è che se al traffico di olii minerali si aggiunge anche quello che riguarda le industrie non legate all'impiego di petrolio come materia prima, e che restano chiuse nell'ambito stesso portuale, la struttura del n1ovimento dei porti dell'alto Adriatico tende ad avvicinarsi ancora di più a quella dei porti del Mezzogiorno e il distacco rispetto alle economie del retroterra aumenta sensibilmente. Non si va molto lontani dal vero infatti se si ritiene che al movimento industriale portuale extra-petrolifero spettino almeno 10 milioni di tonn. all'anno, dal momento che la sola Marghera ne muove sette. Tolti i 50 di petrolio e i 10 di traffico industriale dai nostri 70 milioni di tonnellate di movimento complessivo, al residuo traffico commerciale non resta dunque che l'ultima decina di milioni tra sbarchi e imbarchi. Diviso tra i tre porti di Ravenna, Venezia e Trieste, è un movimento medio .di appena 3 milioni di tonnellate. L'immagine di scali simili a cattedrali nel deserto appare dunque giustificata e trova ulteriore conferma nei dati che si riferiscono alla struttura dell'economia di retroterra regionale disteso tra la bassa Padana e il Carso e coincidente in sostanza con la realtà geografica dell'Italia di nord est. In tutta questa fascia di territorio, le industrie maggiormente sviluppate sono le piccole e talora medie industrie produttrici di beni di consumo. Ma tutta l'economia, dall'edilizia all'agricoltura, dal turismo ai servizi, è qui improntata al consq.mo, mentre scarseggiano le industrie di beni strumentali. Pare più che naturale che il traffico portuale non ne riceva un grande impulso, al pu!}tO che se questi tre porti dell'Adriatico non avessero il movimento di petrolio e quello delle industrie di base che sorgono nella cerchia portuale stessa, scenderebbero a livelli di traffico insignificanti come si è appunto visto. Quanto al traffico con l'estero, se si toglie il petrolio degli oleodotti, non resta molto spazio. La maggior parte delle merci sbarcate nei porti commerciali di 69 BibliotecaGino Bianco

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