Nord e Sud - anno XX - n. 167 - novembre 1973

Aurelio Bruzzo Si può innanzitutto dire a questo proposito che mentre nel '61 circa il 70% del traffico complessivo delle merci riguardava il traffico internazionale, ora questo valore è sceso al 609,-0,lasciando logicamente il rimanente 40% ai porti nazionali. Ciò sembra confermare l'opinione ormai diffusa, in base alla quale H porto di Venezia sta subendo in questi ultimi anni una specializzazione dei traffici nella navigazione di medio e piccolo cabotaggio, a causa delle basse profondità dei suoi fondali, delle difficoltà di accesso al porto che ne conseguono, della carenza di attrezzature di banchina e di infrastrutture in genere, necessarie per accogliere le moderne navi la cui stazza cresce sempre più. Questa situazione, che sta tagliando fuori Venezia e il Veneto dalla rete dei grandi traffici internazionali, ha favorito invece lo sviluppo, cioè l'assorbimento del traffico potenziale di Venezia, da ·parte di altri concorrenti, in possesso di attrezzature migliori o di coste più alte, come Trieste (per il petrolio) e Ravenna (per i cereali). Le rotte comunque che hanno risentito maggiormente della flessione a cui si è accennato, sono state quelle per il Nord America e il Canada e quelle per l'Estremo Oriente, l'Australia e gli altri paesi oltre Suez. La ripartizione del traffico venezjano per settori geografici indica inoltre che quasi il 30% del totale è ancora assorbito, come nel 1961, nei movimenti da e per i paesi del Mediterraneo e dell'Africa Settentrionale, i quali, come è noto, costituiscono un'area verso la quale il porto di Venezia, anche per la sua posizione geografica, ha sempre avuto dei rapporti particolari. 2) La situazione attuale di Venezia a) Il porto commerciale. Il porto commerciale svolge quella funzione di transito, che ha caratrizzato i grandi porti del passato, quando questi erano soprattutto empori commerciali. Il traffico di transito, destinato al retroterra o proveniente da esso, svolto da Venezia nel 1971, assomma a quasi 3.400.000 tonn. di cui 1'86% è costituito da sbarchi. Come si vede l'hinterland richiede per il porto una vocazione alle importazioni, più che alle esportazioni; le prime in specie come riferimento a quelle piccole e medie industrie, che individuano la struttura industriale veneta. Questa caratteristica sì è accentuata nel 1971, perché le esportazioni via mare invece di svilupparsi rispetto al 1961, hanno subito addirittura 58 BioliotecaGino Bianco

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