Nord e Sud - anno XX - n. 167 - novembre 1973

Editoriale dei Nove». Laddove non vi è stato alcun passo avanti sul « faticoso cammino dell'unità », ha notato « L'Avanti! », ma, al contrario, « una battuta d'arresto ». Si è trattato di un occasionale accordo d'interessi fra « paesi chiusi in una gretta visione dell'avvenire, ognuno dei quali vuole simultaneamente essere solo, non conipromettersi, e ottenere la solidarietà degli altri », la cui astuzia nazional-petrolifera non può comunque far dimenticare che, come ha ricordato Arrigo Benedetti su « Il Mondo », « la Comunità europea nel suo insie1ne, e in ogni paese singolo, non hanno più una politica estera, e che alla diplomazia si è sostituita la furbizia del debole ansioso di non essere frainteso per non dispiacere a nessuno e fatalmente frainteso da tutti ». Trent'anni dopo la nascita del federalisn10 europeo, una incredibile frantumazione di volontà politica ha portato l'Europa a comprare l'affiusso di carburante con pubbliche rinuncie alla solidarietà verso I sraele, che, voglia o meno l'ambiguità_ democristiana o la doppiezza comunista considerarle tali, si configurano come pubbliche rinuncie al significato e alla dignità dell'Europa democratica. Certo i comunisti possono scrivere sui loro giornali che « l'arma del petrolio accelera i tempi della discussione comunitaria >>, se ci tengono tanto a dimostrare quanto distante sia la loro idea dell'Europa rispetto agl'ideali della sovranazionalità democratica, e se davvero ritengono sia giunto il momento di spiegare all'opinione pubblica e alle altre forze politiche quale sia il loro programma di politica estera, quale futuro essi auspichino per il nostro continente in nome di quello che essi presentano come l'europeismo dell' equidistanza e comunque e dovunque dell' anti-imperialismo. « Soltanto lo zelo per gl'interessi di grande potenza dell'Unione Sovietica - ha scritto Carlo Casalegno, il giornalista che forse più degli altri e meglio degli altri ha sentito il dramma del vuoto europeo - può spiegare l'accettazione entusiastica d'una sovranità limitata imposta all'Europa dal ricatto permanente dei petrolieri arabi. O può giustificare la falsificazione dei fatti per cui gli sceicchi d'oro diventano vittime del neocolonialismo e protagonisti d'una lotta di liberazione, i monarchi reazionari d'un anacronistico medioevo e i falsi rivoluzionari del socialismo islamico sono proposti all'Europa come interlocutori privilegiati; e s~ chiede agli occidentali non soltanto di pagare con più denaro e con maggiori cedimenti politici il petrolio che hanno fatto sgorgare dal deserto, ma di stringere legami d'attiva an1icizia con i ricattatori e di rallegrarsi che le royalties pagate dalla nostra industria servano a finanziare la guerra contro Israele ». Abbiamo detto più volte su questa rivista che la politica araba dei comunisti, condivisa da parecchi cattolici travolti dalla passione terzo4 BibliotecaGino Bianco

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