Guido Compagna tonio come « il superpadrino » di Napoli. Il ·colera, gli scandali dell'inceneritore, la disamministrazione del Comune di Napoli, avevano portato il problema della Democrazia Cristiana al centro delle prime pagine nazionali. Come si armonizzava tutto questo con l'efficientismo e l'inflessibilità di Fanfani, che già all'inizio dell'estate, durante alcune riunioni di quadri democristiani tenutesi nelle principali città del Sud, aveva messo in evidenza la necessità per la DC di mostrarsi nel Sud col volto pulito della buona amministrazione? A questo punto erano in molti a parlare, e non solo a Napoli, di commissariamento della Democrazia Cristiana napoletana. Ma se pure gli attacchi ai Gava erano stati pesanti e portati da più parti, tutte parimenti autorevoli, era davvero così facile de1nolire un potere che durava ormai da decine di anni, che si dirama in tanti sottilissimi tentacoli ed è protetto tutt'intorno da un muro di compartecipazione, e quindi di omertà? E conveniva realmente a Fanfani giungere in questo momento ad un braccio di ferro, in sede locale con i Gava, ma a livello nazionale con i dorotei (il cui peso congressuale dipende anche e non poco dai voti della provincia di Napoli)? « Nominate un commissario ed a pagare non sarò soltanto io, ma il partito nel suo insieme, perché vorrà dire che le colpe di ciò che è accaduto a Napoli sono tutte della Democrazia Cristiana » aveva detto Antonio Gava ai suoi avversari interni; la sua minaccia era soltanto strumentale? Si giungeva così alla riunione a porte chiuse della Direzione nazionale del 26 ottobre scorso in cui veniva nominata una commissione « per stimolare e coordinare l'azione degli organi locali del partito e delle sue rappresentanze nei vari enti », a presiedere la quale veniva nominato l'on. Sedati doroteo, notabile ineccepibile e abbastanza lontano dal gioco delle correnti. Nel corso della riunione non erano mancati, a quanto si è appreso da alcune indiscrezioni, gli attacchi ai Gava. Anche l'on. Gaspari e soprattutto. il sen. Bartolomei, emissari di Fanfani a Napoli, con il compito di indagare, si associavano alle critiche nei confronti dei dirigenti democristiani locali. Bartolomei avrebbe parlato di « estrema corruzione » e osservato che « la vita del partito muore a causa degli accordi di potere tra i vari gruppi politici locali ». Di fronte alla nomina della commissione presieduta dall'on. Sedati, no_n è mancato chi si è mostrato deluso e scettico circa la sua capacità di ottenere risultati. Nella stessa riunione della Direzione DC l'on. Donat Cattin si è astenuto, parlando di « pletorica com1nissione, che lascerà le cose come stanno ». Ci si aspettava il commissario, ed è venuta una commissione presieduta per giunta da un doroteo! È quindi giustificabile il malumore, la delusione e lo scetticismo di- coloro eh~ ritengono che ancora una volta tutto sia finito « a tarallucci e vino »; e molti ritengono · so BibliotecaGino Bianco
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