Nord e Sud - anno XX - n. 167 - novembre 1973

, Giornale a più voci che dopo aver cominciato con centrali nucleari costruite esclusivamente su brevetti stranieri (soprattutto americani) ha poi continuato praticamente da sé producendo centrali con proprio brevetto, esportando licenze e riuscendo addirittura a fare concorrenza agli americani, che in questo settore sono indubbiamente i « maestri ». Si pensi al Giappone, paese che ha subìto i maggiori danni e le maggiori conseguenze dalla guerra atomica, e che, forse non a caso, è oggi uno dei paesi che più e meglio degli altri riesce a realizzare una proficua e massiccia utilizzazione pacifica dell'energia nucleare. Degli Stati Uniti d'America sarebbe quasi inutile parlare, dal momento che essi sono stati e continuano ancora ad essere i « primi attori» in questo settore; basti pensare che la potenza elettronucleare attualmente installata negli USA è dell'ordine di 10.000 MW, e che inoltre sono state già ordinate nuove centrali nucleari per un totale di oltre 100.000 MW, il che significa che nel giro di 5-6 anni la potenza elettronucleare statunitense sarà più che decuplicata rispetto all'attuale. Per quanto riguarda i paesi minori, perfino la Svizzera riesce a superarci; tale paese infatti, con tre centrali attualmente in esercizid (Beznau 1 e 2! Muhleberg), conta una potenza elettronucleare installata pari a circa 1.000MWe. Essa rappresenta oltre 1110% della potenza elettrica totale svizzera, cioè una quota elettronucleare superiore a quella di tutti gli altri Paesi del mondo, Stati Uniti compresi. L'Italia, invece, in questo settore, si trova solo al 14° posto nella scala dei valori mondiali, preceduta anche da paesi come la Spagna (8° posto), la Cecoslovacchia (10°) ed il Belgio (13°), e superando di poco paesi notoriamente poco sviluppati, come l'India, la Bulgaria, l'Ungheria, l'Austria, il Messico ecc. Al 31 dicembre 1972, la potenza elettronucleare installata, in costruzione e ordinata nel mondo (esclusa la Repubblica Popolare Cinese) era pari a 283.485 MWe netti, di cui ben 143.466 negli Stati Uniti e solo 1.452 MWe in Italia. A poco a poco però, le cose in Italia vanno cambiando; un complesso di ragioni varie sta inducendo gli organi interessati a rivedere il proprio atteggiamento nei confronti delle centrali nucleari per la produzione di energia elettrica. L'opposizione alle centrali termoelettriche è argomento troppo noto e troppo discusso per ricordarlo ancora; la « psicosi ecologica» che ha preso un po' tutti ha spinto popolazioni ed autorità ad opporsi alla costruzione delle centrali stesse, centrali che S(?nOperò sempre più indispensabili per coprire i crescenti fabbisogni energetici del Paese. La risposta migliore quindi a questi timori verrebbe ad essere rappresentata dalla costruzione di impianti nucleari che hanno il vantaggio di produrre energia perfettamente « pulita.». Ma c'è anche un altro motivo che sta gradatamente portando ad un indirizzo prevalentemente «nucleare» nella produzione di energia elettrica: l'esaurimento piuttosto rapido dei combustibili tra~izionalmente usati per l'ottenimento di energia elettrica (petrolio e carbone); non solo: ma anche il sensibile aumento che in questi ultimi tempi si è avuto nei prezzi degli stessi. Soprattutto il petrolio è .in grave crisi, tanto che questa ricchezza della quale l'uomo non può fare praticamente a meno, rischia di esaurirsi in non molto tempo. Si consideri infatti che cento anni fa vi era una produzione petrolifera 43 Bibl.iotecaGino Bianco -

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