Oscar 1Wammì resoconti parlamentari, ha provocato tante reazioni da sinistra; non voglio, cioè, chiedermi che cosa sarebbe accaduto, dopo la rottura da parte degli arabi della tregua, se non vi fossero stati quei territori occupati. Ma, anche senza usare quell'argomento, mi pare evidente che non si può chiedere a nessun paese e nel caso specifico ad Israele - e si badi bene è un paese retto democraticamente che si preparava a tenere le proprie elezioni, che ha una pluralità di forze politiche nel proprio seno dove nessun partito di opposizione è stato sciolto o messo al bando, dove non ci sono dei prigionieri politici, dove esistono due partiti comunisti di cui uno in dissenso profondo con la stragrande maggioranza degli israeliani in politica estera - non si può chiedere, dicevo, di ritirarsi dai territori occupati dopo quel blocco del golfo di Aqaba del 1967, dopo la richiesta da parte dei paesi arabi del ritiro delle truppe dell'ONU, senza che vi sia garanzia di frontiere riconosciute e di frontiere sicure. Che cosa significa « frontiere sicure»? Si dice che la guerra moderna è fatta in modo tale che stare sulle alture del Golan o stare a valle è la stessa cosa, ma che Israele non si fidi più della garanzia dell'ONU, lo capisco, che Israele abbia qualche perplessità ad accettare che le forze delle due super potenze secondo una soluzione che si va ventilando in questi giorni - e non so che interesse gli europei abbiano ad una soluzione di questa natura - garantiscano le frontiere mi pare di poterlo capire ancora, perché nel momento in cui le forze militari di una delle due super potenze, per una qualsiasi ragione, dovessero ritirarsi, in che condizione si troverebbero le truppe dell'altra super potenza? Ed allora quali sono le garanzie concrete che si offrono, al di là di quella richiesta di frontiere geograficamente sicure? L'altro problema è quello dei profughi palestinesi. Non c'è dubbio che è un problema politico, oltre ad essere un problema economico e sociale; ed è, oltretutto, di difficile soluzione. Si deve risolverlo in termini anche politici, ma non credo che si possa proporre semplicisticamente ad un paese che ha 3 1nilioni di abitanti di riprendere nel proprio seno quei milioni di profughi che dal 1967 hanno creato il problerna. La storia d'Israele è una storia di profughi, di profughi da tutti i paesi, e abbiamo assistito a fatti, che dovrebbero far raccapricciare la nostra coscienza civile, scaturiti da quel terrorisrno che vuol impedire che i profughi trovino asilo durante il viaggio per recarsi in terra d'I sraele; e di fronte al terrorismo si è piegata la Realpolitik di alcuni paesi europei. Forse in quel caso, non nel nostro, si può parlare di impotenza e di viltà. Ho detto che occorre risolvere il problema dei profughi palestinesi anche in termini politici - ripetendo la formula che qui il ministro Moro ha usato - non soltanto in ter~nini economici e sociali. 36 BioliotecaGino Bianco
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