Nord e Sud - anno XX - n. 167 - novembre 1973

Antonino de Arcangelis ed a quelle di mortalità in tutte le altre età la capacità di esprimere un giudizio globale sulla situazione sanitaria di un territorio o della nazione. Le variazioni dei valori assoluti di mortalità in Italia denunziano un peggioramento, da 467.942 morti nel 1961 a 519.612 morti nel 1971, e del relativo indice per mille abitanti. Questo indice, che mette bene in evidenza il rapporto fra il fenomeno della mortalità e la popolazione, eguale a 9,3 nel 1961 è salito a 9,5 nel 1971, pur restando il più basso della Comunità Europea, superiore soltanto a quello dell'Olanda, e rappresenta una conferma della necessità di provvedere al più presto, in Italia, ad una ristrutturazione dei servizi sanitari. Ma, come per il fenomeno della natalità, è più interessante l'analisi della differenziazione territoriale del fenomeno. Infatti mentre nel 1961 il totale dei morti nel Mezzogiorno rappresentava il 33,3% del valore nazionale (e quello del Centro Nord era del 66,7), nel 1971 la percentuale è scesa al 31,2 (e quella del Centro Nord è salita, di conseguenza, al 68,8). L'aumento della mortalità nazionale si è dunque manifestato maggiormente nell'Italia del benessere, dimostrando che quel maggior benessere non si accompagna sempre ad una maggiore sopravvivenza: un fatto, questo, che da solo meriterebbe approfondite analisi per la ricerca dei meccanismi causali e degli opportuni rimedi. ·certamente nella mutazione gioca il suo ruolo il fatto che lo sviluppo economico, neppure nelle regioni più evolute, si è accompagnato ad adeguate strutture capaci di confortare l'usura che inevitabilmente si determina negli organismi in seguito all'industrializzazione quando essa viene attuata nella quasi totale indifferenza verso i problemi ecologici che sistematicamente insorgono con essa. Questi probabili legami causali fondamentali trovano conferma nel comportamento della mortalità distinta per età. Infatti sul totale dei morti italiani in età superiore all'anno, mentre nel 1961 il 68,8% apparteneva al Centro Nord ed il 31,2 al Mezzogiorno, nel 1971 il Centro Nord denunziava il 69,9 ed il Mezzogiorno il 30,1, documentando quindi, per la massima parte del problema della mortalità italiana, un peggioramento della situazione più grave ed un miglioramento della situazione più favorevole. Analoga mutazione è stata registrata nella mortalità del primo anno di vita, che vede il Centro Nord contribuire per il 42,4% nel 1961 e per il 48,5% nel 1971, mentre il Mezzogiorno ha registrato :un miglioramento dal 57,6 al. 51,5. Ma è di estrema impor28 BibliotecaGino Bianco

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