Nord e Sud - anno XX - n. 167 - novembre 1973

Antonino de Arcangelis tributo alla natalità del Mezzogiorno: 24,9% nel 1951, 27,6% ne] 1961, 29,7% nel 1971! Può riuscire interessante un paragone con la Lombardia. Questa regione, che nel 1951 aveva dato un contributo alla natalità italiana dell'll,35% (e del 22,5% a quella del Centro Nord), nel 1961 denunziava un contributo del 12,9 (e del 23,9), e nel 1971 registrava il 15% del valore nazionale (ed il 25,4% di quello del Centro Nord)! Queste mutazioni regionali riflettono un sintomo delle pericolose concentrazioni di natalità nelle due più importanti regioni, del Centro Nord l'una, del Mezzogiorno l'altra. Prima di passare ad esaminare i dati relativi alla mortalità sarà il caso di far cenno a quanto, nello stesso periodo, è accaduto per i nati morti: il comportamento di questo indice è certamente un riflesso delle condizioni in cui viene condotta la gravidanza, fino al suo esito, e consente di valutare l'efficienza délle strutture assistenziali ostetrico-ginecologiche ed il ricorso ad esse da parte delle gestanti. Sul piano nazionale i valori. vanno progressivamente climi~ nuendo: 27.522 nati morti nel 1951, 21.990 nel 1961, 13'.599 nel 1971; una riduzione notevole che docu1nenta il vantaggio obiettivo che il progresso scientifico consente, soprattutto se si tien conto della costanza della diminuzione, indipendente dalle oscillazioni della natalità nazionale. Diversa è invece la valutazione sul piano territoriale: infatti mentre il Mezzogiorno ha denunziato una progressiva diminuzione del suo contributo alla nazione (61,8 nel 1951; 61,4 nel 1961; 54,1 nel 1971) del tutto opposto è il comportamento della percentuale relativa al Centro Nord (38,2 nel 1951; 38,6 nel 1961; 45,9 nel 1971); il che, del resto, rappresenta la conseguenza più logica dello spostamento dei termini di natalità generale dal Sud al Nord che - appunto perché non .pianificata -- comporta un tasso di nati morti maggiore per il territorio che subisce l'aumento delle gestazioni: anche questo ci sembra un elemento degno di attenzione per valutare le conseguenze delle migrazioni interne sulla salute pubblica. Ma mentre il Mezzogiorno registra quel miglioramento delle quote percentuali, non così accade per la Campania che, pur avendo denunziato una diminuzione dei valori assoluti (4.363 nel 1951, 3.843 nel 1961, 2.423 nel 1971) presenta un ritardo sempre più accentuato nei confronti della nazione, dimostrato dalle percentuali di contributo ad essa: 15,8% nel 1951, 17,5 nel 1961, 17,8 24 BioliotecaGino Bianco

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