Girolamo Cotroneo nopolistica, lo stesso capitalismo, non vi :è stata mai la necessità di uno scontro frontale fra le diverse componenti dello Stato, in cui la classe (diciamo così) economica, pur di non perdere i privilegi, ha concentrato nelle proprie mani tutto il potere politico distruggendo le libertà civili. Non essendo degli storici non possiamo proporre analisi dettagliate: tuttavia anche una conoscenza semplicemente superficiale delle vicende storiche del nostro secolo ci rivela come i paesi che hanno conosciuto o conoscono l'onta (non la si potrebbe chiamare altrimenti) del fascismo, sono quelli - come in Europa l'Italia, la Germania, la penisola iberica o la Grecia, e fuori d'Europa gli stati sudamericani - dove la tradizione culturale liberale era pressoché inesistente e dove mai le istituzioni liberali avevano veramente avuto presa, avevano acceso passioni tali da indurre la più parte dei cittadini a difenderle di fronte all'aggressione capitalistica (o magari, ma questo sarebbe un altro discorso, di fronte alle aggressioni di una sinistra massimalista, anch'essa negatrice delle libertà politiche cosjddette borghesi, sia pure, contrariamente al fascismo, con l'ipotetica prospettiva di costituirne di nuove). E che questa conclusione contenga una parte cospicua di verità, lo conferma anche l'analisi di Reinhard Kiihnl, il quale scrive che « a causa della lunga assuefazione alle forme di pensiero e di condotta dello Stato autoritario, la borghesia tedesca era più suscettibile al contagio delle ideologie autoritarie e fasciste di quanto non lo fossero la borghesia inglese, francese o belga »; e ciò, prosegue Kiihnl, « vale anche, in forma attenuata, per l'Italia ». La diagnosi non ci sembra affatto sbagliata, anche se Tranfaglia la respinge sostenendo che la mancanza di tradizioni liberali in Italia e in Germania « sono da attribuirsi evidentemente, e almeno in buona parte, al modello dello sviluppo capitalistico nei due paesi piuttosto che ~ come potrebbe dedursi da quella formulazione - a vizi congeniti e razionalmente inesplicabili». Quale che sia stato il motivo della mancanza di questa tradizione non ci pare in ogni caso rilevante e decisivo: resta il fatto, accettato anc;he da uno storico come Kiihnl non certo sospetto di simpatie per il liberalesimo, che sono più facilmente preda del fascismo le nazioni prive di una cultura liberale nel senso vero della parola, di quanto lo siano quelle che quella stessa cultura abbiano profondamente interiorizzato. Di questo è ancora prova l'osservazione che Enzo Collotti - neppure lui vicino ideologicamente alla politica liberale - ha rivolto a un'altra delle proposte interpretative 16 BibliotecaGino Bianco
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