Girolanw Cotroneo di Einaudi dal titolo Fascismo e società italiana, inaugurato da un saggio di Guido Quazza; un libro di Nicola Tranfaglia, pubblicato da Feltrinelli con il titolo Dallo stato liberale al regime fascista; la traduzione italiana, anch'essa per i tipi di Feltrinelli, dello studio di Reinhard Kiihnl, Due forme di dominio borghése: liberalismo e fascismo - tutte centrate sulla tesi secondo cui la prospettiva della « continuità» fra stato liberale e fascismo, appare, sono parole di Guido Quazza, assai più utile di quella della «frattura», per cogliere « i significati più importanti del posto che la storia del fascismo ha nella storia d'Italia». Preferiremmo sbagliarci: ma, a nostro avviso, il radicalizzarsi della situazione politica italiana nel corso di questi ultimi anni (non dobbiamo infatti mai dimenticare che le interpretazioni storiche nascono o rinascono sotto la suggestione della situazione politica del presente) ha provocato una notevole dilatazione del concetto di fascismo. Oggi, cioè, si tende a fare cadere sotto l'etichetta di « fascista», o ad attribuire una matrice e una potenzialità fascista, a forze politiche (e, se si vuole, anche a forze economiche: ma qui il discorso, come si vedrà, è alquanto diverso) che con il fascismo non hanno nulla a che dividere, e che anzi a esso fieramente si oppongono. Quali vantaggi, sul piano pratico-politico, possa apportare alla stessa sinistra marxista questa tesi, non sta a noi dirlo (anche se pare certo che essa g1ova soprattutto alle frange estremiste che, identificando lo stato democratico e liberale con il fascismo, pensano di potere applicare nei confronti del primo quel tipo di lotta politica che, semmai, potrebbe essere utile nei confronti del secondo: e ciò spiegherebbe certe- manifestazioni aberranti, nei confronti delle quali la stessa sinistra marxista « ufficiale» è costretta spesso a prendere le distanze). In ogni modo, è evidente che la massiccia presenza di una tale tendenza finisca con il condizionare, a livello culturale, le- interpretazioni storico-politiche, favorendo pertanto la diffusione della tesi tecondo cui - sono parole di Reinhard Kiihnl - « la tolleranza del liberalismo ha termine quando si mette in questione l'ordinamento borghese della prop~ietà ». Ritorneremo su quest'ultimo tema, certamente decisivo: per ora ci interessa aggiungere, onde evitare equivoci e fare torto agli autori, che né Quazza, né Tranfaglia, né Kiihnl, riportano questa tesi in maniera grossolana. Tranfaglia - il cui lavoro ha suscitato l'attenzione anche di uno storico non marxista quale Giuseppe Galasso, che lo ha favorevolmente recensito - già in 12 BioliotecaGino Bianc.o
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