Letteratura per la formazione, attraverso ben altri apporti, di uno stile sobrio, senza abbondanze, mosso e animato da una garbata ironia, dal suo risolino interno e sottile. Da Boursault prende ancora la chiave per arrivare ad un giudizio della sua società, o meglio trova congeniale l'indicazione dei vizii e delle virtù degli uomini come discrimine, e quindi come ipotesi e fondamento di una società felice, mentre, come è ovvio, fa cadere il sottinteso di una polemica antiborghese che era nello scrittore francese. Certo Gozzi supera il vecchio attraverso l'osservazione della minuta e molteplice realtà, e infatti osservazione ed esperienza sono i temi distesi dei due giornali, particolarmente nella Gazzetta dove attraverso i siparietti dei racconti o le cronache cittadine si realizza l'esercizio costante del suo impegno civile, la forza che gli fa prendere le debite distanze dall'arcadia; ma l'osservazione resta priva di sviluppo e approda nel moralismo e nell'ironia che sono i limiti del nuovo, ma anche la cifra della sua scrittura e un trami te riconoscibile coi grandi temi settecenteschi che si snodano a ridosso dell'ideologia; pare quindi illuminante il giudizio del suo scolaro e biografo che poneva il fine dell'Osservatore nel persegui-· re « la riforma del cuore umano »14 • D'altra parte Gozzi pronuncerà un esplicito rifiuto dei contenuti illuministici nel suo terzo giornale, il Sognatore italiano, che mandò fuori per breve tempo dal maggio al settembre del 176815 e dove consegnò le sue dichiarazioni più risentite. Nell'articolo Il secolo illuminato 16 dice che troppi libri si vanno pubblicando in tutta Europa e il fine di essi non è quello « specialmente di formare l'uomo, facendogli conoscere i suoi doveri verso Dio, verso la Patria, verso i Genitori, verso la Società» ma al contrario di infondere « la superbia per cui vorrebbe l'uomo innalzarsi al di sopra del suo grado, e fuori di que' limiti fra quali ha voluto Iddio costituire il nostro intelletto; un amore sregolato di libertà, per cui vorrebbe sottrarsi all'ubbidienza delle leggi naturali, civili e divine; la vanità di voler comparire spirito forte, non già l'amore del vero, del retto e dell'onesto», libri che seminano « benché coperte d'un velo d'apparenza bello, cer.te massime depravate ed empie, insinuando una sfrenata libertà di pensieri e di azioni, facendo cedere all'umano raziocinio l'autorità delle Sacre Carte e la Rivelazione, fanno vacillare la Religione, e producono altri funestissimi e deplorabili effetti». Più avanti nell'articolo Lettera ad un amico intorno al sapere degli italiani 17, la polemica si fa più diretta, nel contesto di una difesa della cultura italiana, « pr~ndasi il venerabile Montesquieu, e si esa-: mini col segretario Fiorentino e coll'aureo nostro Paruta alla mano, e 14 Vita del conte G.G. scritta da Angelo Dalmis-tro, cit., p. 34. 15 Il sognatore italiano ebbe periodicità settimanale e fu pubblicato, senza nome di autore, dal 21 maggio al 17 settembre (18 numeri) dal libraio Colombani. Una ristampa (antologica) è stata procurata dal Gamba nel 1831 poi inclusa nel 28° volume dell'edizione delle Opere di Bologna; recentemente alcuni brani sono stati pubblicati in Giornali veneziani del settecento a cura di M. Bereng<;>,Milano, 1962, pp. 315-339. 16 Nell'edizion~ di Bologna, cit., vol. 28°, pp. 74-76. 17 Ivi, p. 140-145, sotto la rubrica Utili avvertimenti di vita civile. 127 BibliotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==