Michele Cataudella con attori valenti « e non pensiamo già a compararci a loro ... » che nei modi delle buone regole nasconde un accenno alla situazione del Sant' Angelo che di li a pochi mesi Gozzi, sconfitto, sarà costretto ad abbandonare. Poco più avanti, per coerenza, taglia la battuta in cui Esopo afferma la necessità che i comici siano bravi, è imperdonabile infatti che essi mostrino i proprii difetti proprio nell'atto di riprendere e castigare quelli altrui. Ma è nella battuta conclusiva di Esopo che Gozzi colloca l'aggiunta, la sua interpretazione delle finalità del teatro; Esopo aveva deriso « celui qui fait l'annonce » -· « quel che invita» nella traduzione - l'addetto nella compagnia a pubblicizzare le commedie, bugiardo per dovere d'ufficio, dacché, gli fa dire Gozzi proseguendo per suo conto la battuta, oggi le commedie sono « un fascio di cose sciocche » sono scadute a facezie dimentiche del compito per cui. sono nate: « .. .i gran signori, i nobili - bene educati hanno maestri e scuole, - dove possono apprendere le massime - della virtù; ma il popolo minuto - che non ha questo modo e non ha tempo, - qual altra scola, qual altro maestro - può ritrovar migliore del teatro, - dove il costume onesto e le sentenze - sagge gli possono penetrar nell'animo - a poco a poco, e fra il diletto e l'ozio, - il dolce latte e la sana vivanda - della virtù fargli assaggiar col tempo?». Una definizione che non suona in con trasto con l'altra « la commedia è uno specchio di costumi » che darà più tardi nella Gazzetta veneta a proposito della goldoniana Casa nuova 11, né col giudizio complessivo dato a Goldoni « pittore della natura» sulla scorta del giudizio di Voltaire 12 ; anche in questa occasione il Gozzi insiste sul « flagello delle meravigliose incoerenze, le quali ci indurranno alla barbarie de' Goti... e cangeranno le commedie in romanzi, che porteranno il guasto del cuore e della mente » 13• Affiora in sostanza un risentimento antibaroccof nel senso di opporre al giuoco aperto, cioè alle meravigliose incoerenze del rococò, quello finito, delimitato dal buon senso, dalla « natura », dall'ordine, sostenuto da richiami ad alcuni valori e forme del mondo classico e dalla morale della parsimonia e del risparmio che si traduce nel letterato Gozzi in scelte letterarie. Da Boursault gli è venuta la prin1a lezione di stile, o quanto meno un incontro chiarificatore, la traduzione segna infatti pressocché l'esordio della sua carriera. Boursault era stato giornalista, autore di una gazzetta in versi, le sue commedie, piècei à tiroir, presentavano scene conchiuse a se stanti, ognuna un esempio di costume cìvile; Gozzi vi ritrova la congeniale inclinazione al frammento, al brano, alla composizione di breve respiro e il conforto 11 La Gazzetta veneta, a cura di A. Zardo, Firenze, 1957, pp. 393-394 (n. 90, 13 dicembre 1760). 12 La Gazzetta veneta, ediz. cit., p. 200; il Gozzi riporta i Vers de M. de Voltaire sur le talent comique de M. Goldoni da questi fatti giungere al Goldoni tramite l'Albergati. 13 La Gazzetta veneta, ediz. cit., p. 393. · 126 ~iblioteca Gino Bianco
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