Michele Cataudella E tuttavia Boursault si richiama alla ragione, anzi la ragione è indicata implicitamente come la misura del corretto operare, come fonte di equilibri, di stabilità dell'essere, ed Esopo ne assume il simbolo « ayant étè l'un des plus raisonnables hommes du monde, et la raison étant de tous les temps » 8 , una ragione occupata ad opporsi al disordine causato dalla corruzione e dalla immoralità. Anche riguardo alle attività intellettuali, propriamente allo stile, Boursault cerca una linea mediana, «ragionevole», lontana dal mondo dell'esprit, della singolarità a tutti i costi, cioè del « frivolo » e del « prezioso » che sono il modulo espressivo dell'aristocrazia della corte, di ascendenza barocca, per un discorso positivo, diretto, senza sbalzi di tono, necessario al tema che esemplifica una moralità generale e che si propone di insegnare. Proprio per questo aspetto Boursault rappresenta un'altra faccia della contraddizione tipica del secolo luigiano, perché la sua istanza del serio e del ragionevole non si identifica con la letteratura portatrice di valori borghesi, come ci si aspetterebbe; e la sua polemica, nel tonò misurato della lieve ironia, con la scelta di Esopo ad emblema, che è pure un vago richiamo al mondo classico, riflette interamente la sua posizione eccentrica e di ritardatario nel grosso dibat~ito sull'arte e nelle questioni di fondo del suo tempo. D'altra parte la fama di Boursault, debole davvero se fosse stata affidata alle sue sole forze, viene soprattutto dall'essersi mescolato, a furia di polemiche e di scritti « in risposta », coi grandi del tempo, con Racine e più ancora con Boileau e con Molière le cui opere tacciava inesorabilmente di borghesia e di ateismo; anzi lo scontro più clamoroso accadde proprio con quest'ultimo a proposito de L'école des femmes (1662) e contro la commedia e la difesa che Molière ne aveva fatto, Boursault scrisse in fretta Le portrait du peintre, ou La contre-critique de L'Ecole des femmes dove grida allo scandalo e si erge a difensore della religione oltraggiata e dei « marchesi» che erano stati ridicolizzati nella famosa pièce in quanto prodotto dell'esprit e del futile. È che la ragione di Boursault resta un'astrazione consegnata alla favola - « c'est une fable que j'ai n1ise en action » dichiara egli nella Préface dell'Esopo in città - e per ciò proprio innocua e tutt'altro che adatta a cogliere il nuovo; sebbene è da considerare che l'età dell'Esopo (1690) è già ben diversa da quella della Scuola delle mogli. Gasparo Gozzi tradusse per primo il secondo degli Esopi bursoiani, l'Esope à la cour (1701), definito nel titolo « commedie-héroique », cioè fopdata sul « serio», qui nel senso di tendente al sentimentale, un avviso della « comedie-larmoyant » che affiorerà di lì a pochi anni. E per seconda tradusse la prima, l'Esope i,. la ville (1690) quella che esprime con maggiore concentrazione le convinzioni e le idee di Boursault; l' ordine rovesciato sta a significare per il Gozzi, probabilmente, un itinerario dal facile al meno facile, certo B Esope à la ville, Préface, ediz. cit., p·. 3. 122 BibliotecaGino Bianco
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