Michele Cataudella quando arrivarono riconoscim.enti e compensi, il buon Gasparo fu costretto a correre dietro al quotidiano foglio di stampa che i librai gli pagavano otto lire venete. Da ciò l'officina letteraria di cui discorrono i bigorafi, le traduzione dall'antico e dal moderno, gli adattamenti, le composizioni originali, in cui si innestarono nel biennio '46-'48 le traduzioni e gli adattamenti dal teatro classico e da quello francese, un'attività nel complesso fervorosa e apparentemente tutta immediata che costituì in gran parte una milizia di stile e l'esercizio di quel mestiere di letterato che il Gozzi concorreva a reinventare in senso moderno; l'incontro col Boursault ne rappresenta la prova, si possono far partire da questo esordio le componenti che costituirono poi la sua più autentica vocazione di scrittore. Molti adattamenti scenici e traduzioni per il Sant'Angelo furono pubblicate nei primi tre volumi delle sue Opere in versi e in prosa ch'egli stesso curò per l'editore Occhi di Venezia nel 1756, di altri probabilmente non intese lasciarci memoria; ma per le due traduzioni da Boursault, l'Esopo in corte rappresentato al Sant'Angelo nel 1747 e l'Esopo in città nel 1748, ebbe subito particolare considerazione, dandole alla stampa nello stesso anno in cui furono recitate 5 e dedicando l'Esopo in città al Procuratore Marco Foscarini che fu poi doge di Venezia dal '62 al '63. La dedicatoria a Marco Foscarini è significativa e illuminante, non può essere confusa con consimili indirizzi rivolti per pura occasione a procuratori e cavalieri, anche se gli sciolti di Gasparo sembrano riflettere elogi e voti augurali tratti dal repertorio comune che, tutto sommato, suonano come una richiesta di protezione. In effetti proprio in quegli anni prese le mosse .un rapporto di collaborazione che impegnò Gasparo in un lavoro redazionale, non si sa quanto ampio, speso intorno alla Letteratura viniziana del Foscarini pubblicata nel 1752, e che molto più tardi gli fruttò incarichi di rilievo nell'amministrazione della scuola a Venezia e in terra ferma. Ma ciò che più importa è la relazione con il personaggio Foscarini, il quale rappresentò la cultura più avanzata e, come afferma Venturi, l'espressione più compiuta della mentalità e dei problerr1i della di 10.000 ducati e che nel 1745 era già ridotta allo stremo se, morto in quell'anno il padre, « non si trovava tampoco né modo né credito da rendere i debiti onori funebri » (Vita del Gherardini, cit., pag. 5}, i biografi Dalmistro, Gherardini e, con più veleno, il Tommaseo (N. Tommaseo, Della vita e degli scritti di e.e. ragionamento, Firenze 1849; più volte poi ristampato) hanno insistito a lungo, tutti concordi, ad att.ribuire le cause alla cattiva amministrazione in primo luogo delle donne di casa, alla madre, una Tiepolo, alla moglie di Gasparo, la Luisa Bergalli accusata di « pindarica amministrazione»; e in secondo luogo alla indolenza e incapacità del conte Jacopo Antonio e del figlio Gasparo. La fonte comune è certo .data dalle Memorie inutili di Carlo Gozzi che non perdonò al fratello il matrimonio diseguale e la moglie dotata soltanto di « arcadiche campagne». Ma è indubbio che pesarono anche cause meno prossime, la crisi che colpì la piccola aristocn~zia di campagna e le grosse difficoltà economiche in cui si travagliava. Venezia. s Venezia, Pier Bassaglia. Per le circostanze esterne del teatro gozziano cfr A. Za:rdo, Teatro veneziano del settecento, Bologna, 1925. 120 BibliotecaGino Bianco
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