Vittorio Sirianni a lungo termine (che è definita « la morte a lungo termine »), la sindrome della linea tratteggiata: tutte parole e definizione di una sterminata letteratura che ha sempre teso a creare il «mito» aziendale del dirigere e dell'organizzare il lavoro. Strategia delle vendite, tecniche del marketing, altre variazioni del management sono diventati i campi di alta specializzazione di una vera e propria scienza in grado di donare la perfetta salute alle più disparate imprese commerciali e industriali. Ma è proprio così? Dice Heller: « Ottenere risultati attraverso altre persone: ecco una delle definizioni più popolari». Già. Esso vale per il direttore generale della Generai Motors; ma vale anche per la « maitresse » di un bordello. Anche questa signora, in fondo, è un dirigente. E che dirigente! Ha problemi di ricerca di personale, ha evidentemente problemi di marketing e di contabilità. Per non accennare ai molti problemi fiscali e legali. Insomma: entrambi operano nel mondo degli affari. E lo stesso discorso vale per tutti i dirigenti. Per tutti si tratta di organizzare qualcosa o qualcuno in modo tale che qualcun altro, in un modo o nell'altro, paghi per esso un certo prezzo. Quanto più numerose sono le cose e le persone da organizzare, tanto più complesso diventa il lavoro del dirigente e tanto più egli tende a dare dignità al suo lavoro, elevandolo al rango prestigioso di un ramo del sapere, di un corpo filosofico, di una vera e propria scienza. La verità, tuttavia, dice Heller, è che ]a capacità di dirigere e organizzare non è una cosa che si possa imparare, in questo campo non valgono teorie generali o leggi specifiche. « Il lavoro di una grqnde impresa - scrive - è sostanzialmente eguale a quello di un piccolo, oscuro bottegaio: guadagnarsi più o meno onestamente, una lira dopo l'altra. Ed è a proprio rischio e pericolo che, come spesso fa, il dirigente se ne dimentica». Non solo: ma è normale, per l'uomo comune, credere che le aziende più efficienti e i dirigenti più brillanti sono quelli che fanno più quattrini. Raramente si pensa ai metodi: sono i risultati a dimostrare se sei più o meno buono. Ecco dunque che l'obiettivo e la giustificazione dell'attività direzionale consistono esclusivamente nei risultati che essa ottiene. Ne segue, dunque, che ogni astratta teoria sull'organizzazione scientifica, ogni tentativo di descrivere l'attività direzionale in termini diversi da quelli della sua efficacia, non fa che creare dei miti. Il « buon dirigente» che cos'è se non un animale mitico? Che cosa vuol dire « buon » dirigente se non ottiene dei risultati? Il buon dirigente è solo quell'efficiente. E un dirigente efficiente è anche un buon dirigente. Efficienza dunque. Un concetto di. base che deve accompagnare il dirigente al di là di ogni « sogno » che amano fare i consigli d'amministrazione. Ancorarsi alla realtà, ecco un motivo serio per un dirigente serio. « L'attività direzionale - scrive Heller - è una cosa assai più alla buona di quanto vorrebbero far credere i suoi pretesi scienziati, una cosa assai più vicina all'arte_ culinaria che a qualsiasi altra attività umana: come l'arte culinaria 108 Bi.bliotecaGino Bian.eo
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==