Recensioni ricerca della verità pratica (con tutte le norme ch'essa implica) e l'ideologia dominante (col suo sistema di valori tradizionali)». La posizione più coerente dell'intellettuale sarà, in conseguenza, una contestazione del dominio che non si esprima, tuttavia, secondo un modulo ' moralistico' e 'idealistico' che la isterilirebbe nella « contestazione truccata» del « falso intellettuale» che si appaga di « argomenti riformisti» i cui « risultati reali (lo statu quo)» si esauriscono nel ·riconoscimento che « l'ideologia dominante resiste ad ogni contestazione»; la negazione della falsa universalità borghese deve ribaltarsi perciò nella « coscienza del fatto che l'uomo non esiste » ancora (nel senso che « l'universale umano è da fare »), deve cioè concretamente « lavorare al livello dell'evento», se vuole acquisire il peso oggettivo di una forza storica. Da questo punto di vista, l'intellettuale colloca il suo obbiettivo nella propria ' autodist·ruzione ', dato che « opera perché sia un giorno possibile una universalità sociale nella quale tutti gli uomini saranno veramente liberi, eguali e fratelli, sicuro che quel giorno, ma non prima [ ...egli] scomparirà e che gli uomini potranno acquisire il sapere pratico nella libertà ch'egli esige e senza contraddjzione ». Anche in questo caso, il pens.iero sart·riano può essere bene espresso e chiarito mediante H linguaggio, forse più incisivo e deciso, del Bakunin che afferma come sia « necessario che la scienza non resti più fuori dalla vita di tutti, avendo per rappresentante un corpo di sapienti brevettati, ma [ ...] si immedesimi e si fonda con le masse » (Dio e lo Stato). Nello sforzo di realizzare l'universale umano, l'intellettuale, ancorché la sua ascendenza sia medio- o piccolo-borghese, comprende che « egli non può liberarsi senza che gli altri si liberino nello stesso tempo» o, per dirla ancora con Bakunin, che « egli non è libero che quando la sua personalità, riflettendosi, come in tanti specchi, nella coscienza ugualmente libera di tutti gli uomini che lo circondano, gli viene rafforzata dal ·riconoscimento di tutti» (La Comune e lo Stato, Roma 1970.). Il punto di vista dell'emancipazione dal dominio non può essere, ovviamente, ricercato dall'intellettuale nell'' ideologia' dominante - ché anzi è suo compito « combattere la risurrezione perpetua nel popolo delle ideologie che lo paralizzano» - ma deve, piuttosto, venir ricavato dall' 'intelligenza obbiettiva' delle classi 'meno favorjte '; ed è proprio con « questo punto di vista obbiettivo» che si identifica « il pensiero popolare che vede Ia società a partire dal fondamentale, cioè a parti-re dal livello più basso, più appropriato alla radicalizzazione, quello dal quale si vedono le classi dominanti e le classi loro alleate in contro-immersione, dal basso in alto». La 'verità sociale', in effetti, risiede nell'oggettività di tale 'intelligenza radicale ' e l'intellettuale che la vive, pur rimanendo sempre sospetto alle classi popolari per la sua cultura e la sua ascendenza, non può non tramutarsi in un sincero rivoluzionario, la cui funzione ed il cui scopo si realizzano ormai come smascheramento delle ideologie e demistificazione di ogni intenzione riformista che si occulti dietro i sofismi qi una fraseologia emancipatoria, come impegno di teorizzazione degli istinti universalisti delle masse 105 BibliotecaGino Bianco
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