Nord e Sud - anno XX - n. 167 - novembre 1973

Recensioni dalle classi lavoratrici, ma lo studio dei mezzi è riservato ad un insieme di tecnici». Una brusca e di fatto non facilmente reversibile separazione tra mezzi e fini, tra lavoro e interazione - per usare la terminologia habermasiana - non può non avere come fatale conseguenza una lacerazione della medesima struttura sociale, che si scinde nella cecità della 'ragione strumentale' da un lato, e, dall'altro, nell'aberrante mercato che contrabbanda per 'fini umani' le finalità essenzialmente inumane e meccaniche del 'profitto'. Per altro verso, è ovviamente tale profitto, scaturente da una oculata e metodica sottrazione di 'plus-valore', a consentire alle classi dominanti « di creare e di accrescere un capitale tecnico». Quello del tecnico è, dunque, un 'ruolo' istituito dalla società borghese quale indispensabile elemento della propria funzionalità materiale: i 'destinati' (gli 'eletti') a ricoprirlo, vogliano e possano rendersene conto o meno, formano gli anelli fatali della catena del dominio: « la classe dominante [infatti] decide il numero dei tecnici del sapere pratico in funzione del profitto». Ma il progetto autoritario va ben al di là di una mera 'previsione' teo .. rica; in realtà, « tutto è rigorosamente definito per il tecnico del sapere pratico. Nato, in generale, nello strato mediano delle classi medie, ove gli si inculca sin dalla prima infanzia l'ideologia particolarista della classe dominante, il suo lavoro lo schiera in ogni modo nella classe media. Il che significa che non ha, in generale, alcun contatto con i lavoratori ed è nondimeno complice del loro sfruttamento da parte del padronato». Quando Durkheim - che fu un formidabile 'cane da guardia' dell'autoritarismo capitalista - sosteneva che « l'educazione consiste in una socializzazione metodica della giovane generazione » e che il suo scopo si risolve nel « suscitare e sviluppare nel fanciullo un certo numero di stati fisici, intellettuali e morali che a lui sono richiesti tanto dalla società politica nel suo insieme, quanto dall'ambiente particolare al quale è in modo specifico destinato» (La sociologia e l'educazione, Roma 1971), teorizzava appunto - da « falso » intellettuale - come ' fondata ' la prassi del dominio che, invece, Sartre contesta e smaschera nella sua ottusità ' ideologica '. In ogni modo, la strategia del potere non riesce a coronare di pieno successo l'intenzione assimilatrice rivolta ai tecnici del sapere pratico; anzi, finisce inevitabilmente col farne degli « uomini-contraddizione giacché l'ideo. logia particolarista di obbedienza a uno Stato, a una politica, a delle classi dominanti entra in conflitto, in loro, con lo spirito di ricerca - hbero e · universalista - che è egualmente dato loro dall'esterno ma più tardi quando essi sono già sottomessi». In breve, il progetto di una qualsiasi attività tecnica non può autocostituirsi al di fuori della libertà di ricerca ed è per questo che essa non può venir negata allo specialista; solamente, da lui si pretende che non metta in discussione gli ' eventuali ' (e ideologicamente ' occulti ') fini del committente ed acèetti - in forma più o meno passiva - la stratificazione (classista e autoritaria) della società in cui. vive. In questa prospettiva, classismo e positivismo - l'autocomprensione po103 BibliotecaGino Bianco

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