Nord e Sud - anno XX - n. 167 - novembre 1973

Francesco Co1npagna lato, la localizzazione delle industrie inquinanti (Venezia e Napoli ne sono assediate) e, dall'altro lato, le pratiche del turismo di rapina (tipo Sorrento e tipo Pescasseroli), che hanno già compromesso taluni distretti di tradizionale valorizzazione turistica e potrebbero compromettere distretti di potenziale valorizzazione turistica. Riconducendo questa attenzione scrupolosa alla linea maestra segnata dall'esigenza di creare più industrie al Sud e meno al Nord, se ne deve comunque ricavare un ammonimento a contrastare una tendenza che potrebbe affiorare, se già non è affiorata. Non vorremmo, infatti, che, essendo le regioni meridionali meno industrializzate e quindi meno inquinate di quelle settentrionali, prenda corpo, coperta dall'alibi meridionalistico, una tendenza a trasferire nelle regioni meridionali le industrie inquinanti, recuperando spazio e manodopera nelle regioni settentrionali per le industrie non inquinanti. Di qui il problema delle industrie cosiddette pulite, le quali possono concorrere a ridurre la disoccupazione nel Mezzogiorno, senza recare ferite al territorio del Mezzogiorno. Ma il problema dell'industrializzazione è, soprattutto, il problema di una industrializzazione che sia diversificata per settori più di quanto finora non lo sia stata e che sia qualificata, in tutte le regioni del Mezzogiorno, dalla presenza diffusa delle attività manifatturiere e, in particolare, delle industrie pulite: delle attività più direttamente collegate alla ricerca scientifica e tecnologica. Questo è un problema che si risolve contestualmente al problema dell'urbanizzazione o non si risolve affatto. Perché è vero che - come scriveva Labasse - « l'industrializzazione, fenomeno economico dominante, è la molla dell'urbanizzazione, fenomeno geografico dominante». Ma è anche vero che - come scriveva Roberto Guiducci tre anni or sono - dall'esperienza della progettazione per le aree di sviluppo industriale e dallo studio dei piani territoriali di coordinamento si è acquisita la consapevolezza che « anche potendo contare su una larga disponibilità di manodopera, su adeguati incentivi, su finanziamenti agevolati, su una soddisfacente dotazione delle cosiddette infrastrutture di base », si deve poter contare, « per avviare un processo rapido e avanzato di industrializzazione, su quel gruppo di economie esterne che offrono le strutt1:1reurbane complesse (centri direzionali, centri commerciali, centri di export-import, servizi tecnici qualificati, uffici professionali, ecc., oltre a tutta l'articolazione di servizi interessanti la vita associata) ». Senza queste strutture urbane complesse - concludeva Guiduc.ci - diventa sempre più arduo intercettare l'esodo dei cervelli del Sud e convincere imprenditori e managers a scendere dal Nord e a fissare nelle città meridionali le sedi delle imprese. Assume, quindi, sempre maggiore rilievo 98 Bi0liotecaGino Bianco

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