Nord e Sud - anno XX - n. 166 - ottobre 1973

.Bibliotec Ugo Leone l'elioterapia per evitare che le persone che si esponevano ai raggi del sole potessero venire a contatto con il litorale inquinato. Il danno economico che derivò alle categorie direttamente o indirettamente interessate fu calcolato in mezzo miliardo di lire. Era l'estate del '71. Dopo un anno trascorso nella più sconfortante e colpevole inerzia, rimasti inalterati e aggravati i pericoli per la salute dei cittadini e i danni ad una fetta non trascurabile dell'economia cittadina, gli stabilimenti balneari furono invece aperti e fu consentito a tutti di bagnarsi nei liquami che da qualche anno costituiscono il mare del litorale cittadino. Perché? Il colera non c'era ancora, era fermo a Tunisi e, ammesso che qualcuno lo sapesse, questo qualcuno riteneva che il tratto di mare che separa la Tunisia dall'Italia fosse invalicabile per il vibrione. D'altra parte di tifo, paratifo ed epatite a Napoli ci si è sempre ammalati e morti e allora con una stratagemma si decise che le acque del golfo non erano inquinate. Si decise, cioè, che se è vero - come è vero - che in altri paesi civili dell'Europa centro-settentrionale il tasso di colonbatteri per ml. accettato non è di 100 come disposto dal nostro ministero della Sanità, ma di 500, non si vedeva perché non dovesse essere così anche in Italia: Napoli comunque sarebbe andata autonomamente avanti per la sua strada. E qui c'è il ritratto più angosciante e raccapricciante della ignoranza, della leggerezza, della incapacità degli amministratori della vita e della sorte dei napoletani. Abbiamo detto che la presenza di coli è un test dell'esistenza di acque di scarico contenenti anche feci o residui organici che dir si voglia. Bene: le feci possono anche considerarsi una cosa, diciamo così, sporca, ma non necessariamente infetta, mentre lo sono senza dubbio quelle di un malato perché via di eliminazione dei suoi batteri e virus. Ora in una città come Amsterdam dove i casi di tifo, paratifo e epatite o di altre malattie infettive di questo tipo se si verificano si contano sulle dita di una mano e dove gli scoli fecali non sversano necessariamente in acque adibite alla balneazione, il tasso di 500 colibatteri per ml. può essere un limite di rischio accettabile per la salute dei cittadini. In una città, invee~, come Napoli dove migliaia di persone all'anno si ammalano di malattie infettive e dove le feci finiscono a mare, solo un pazzo suicida può accettare di bagnarsi anche in 100 colonbatteri. E, infatti, gli stabilimenti balneari napoletani sono stati aperti sia nel 1972 sia in questa estate appena trascorsa. A onor del vero bisogna dire che quest'anno sono stati poi chiusi: il 30 agosto! Se questa è la situazione, che fare? Vi sono cose che si devono e 96 ino Bianco

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