Nord e Sud - anno XX - n. 166 - ottobre 1973

Napoli citta problen1a ma un fatto umano, diciamo così, sono, cioè, l'u1nanizzazione dell'ecosistema marino: il segno dell'uomo sul mare. Ancora, poi, può risultare abbastanza facile spiegarsi perché sul mare galleggiano chiazze di petrolio, cassette di legno, pezzi di plastica o altro, ma l'opinone pubblica non riesce proprio a capire come nel mare si possano trovare il virus dell'epatite, i batteri del tifo e paratifo e ora del colera: vi si trovano perché sversano a mare, più o meno abusivamen te, anche le acque nere delle fogne urbane. Ma, si domanda sempre l'opinione pubblica, se in questi scoli fecali si riscontrano gli agenti morbosi di così gravi malattie infettive, non saranno le acque di scarico delle abitazioni civili che sversano in mare bensì quelle degli ospedali. E invece no: in una città in cui i casi di tifo, paratifo ed epatite sono migliaia all'anno - come si dirà meglio nell'articolo che segue - con centinaia di morti, sono pochi i casi che si curano in ospedale; molti non vengono dichiarati nemmeno e le loro feci stracolme di virus e batteri, finiscono a mare. È naturale che se in queste acque si trovano le cozze, esse che filtrano sino a sette-otto litri di acqua all'ora, ne vengono infettate e, se mangiate crude, o, comunque, cotte a temperature insufficienti ad uccidere gli agenti morbosi che contengono, li trasferiscono a chi le ingerisce. È molto semp]ice: tanto da consentire al vibrione del colera di arrivare sino a Napoli. A Napoli si vive da anni in perenne stato di epidemia di tifo; le denunzie pubbliche di questo stato di cose sono state numerose e firmate da persone normalmente considerate sane di mente e degne di fede. Le autorità (tutte), la magistratura (anche) ne sono state informate almeno da due anni: solo ora si ricercano (e si trovano) le responsabilità e 1 responsabili. Senza volere fare un interminabile elenco delle denunzie citate, vogliamo qui solo ricordare che il secondo dei documenti curati dalla Commissione per la tutela dell'ambiente istituita dall'Azienda di cura, soggiorno e turismo di Napoli - una commissione di cui fa parte anche il direttore dell'Ospedale Cotugno di Napoli, on. De Lorenzo - (documento pubblicato sul n. 207, febbraio 1972 di questa rivista); il documento sulla balneazione nella cinta urbana di Napoli, dicevamo, dopo· aver denunciato le gravi condizioni del litòrale stesso concludeva: « vogliamo anche ricordare alle amministrazioni comunale e provinciale, alla Capitaneria di porto, e al Medico provinciale che, pur nella più volte lamentata carenza legislativa, esis~ono precise leggi con le quali la magistratura è in grado di punire abusi e omissioni». Tutti questi destinatari ebbero copia del documento; la commissione citata non ebbe querele per diffamazione. · 91 BibliotecaGino Bianco

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