Nord e Sud - anno XX - n. 166 - ottobre 1973

Argonzenti zione agricola fornisse di per sé occasione e stimolo per il passaggio dall'agricoltura povera ed inefficiente all'agricoltura capitalistica ricca e ·ad alta produttività. La collocazione internazionale del nostro paese è oggi oggetto di discussione per un secondo ordine di fenomeni che sono apparsi negli ultimi tempi e che cominciano a fare sentire il loro peso. Si tratta di tutti quei fenomeni esterni, che avvengono cioè negli altri paesi, e che si trasmettono alla nostra economia attraverso gli scambi internazionali. Ci riferiamo essenzialmente agli aumenti di prezzo che si propagano sul mercato internazionale da paese a paese ed ai contraccolpi che vengono ad una singola economia nazionale dalla libera circolazione dei capitali. Ambedue questi gruppi di fenomeni portano dei vincoli addizionali sulla libertà di manovra degli organi della politica economica, e questi vincoli sono tanto più pesanti quanto più un'economia è integrata nel mercato mondiale; quanto più essa ha ancora problemi, come si dice, strutturali (del tipo della riconversione e riqualificazione di parti del sistema produttivo) da risolvere; e tuttavia la politica economica oscilla fra misure eccezionali di intervento (del tipo, congelamento di prezzi e salari) e misure generiche e indirette (del tipo, manovra monetaria) per stabilizzare il ciclo economico. E poiché la nostra economia riassume oggettivamente e per gli indirizzi politici ancora dominanti, tutte queste caratteristiche, quei fenomeni esterni (inflazione dei prezzi mondiali ed effetti della libera circolazione dei capitali) cominciano ad essere avvertiti come condizioni ingovernabili del nostro sistema produttivo. L'inflazione internazionale, in particolare, si trasmette irmnediatamente alla nostra economia tramite le importazioni di merci di prima necessità e tramite l'importazione di prodotti intermedi (cioè di merci destinate all'ulteriore trasformazione), che subiscono a livello internazionale rincari di prezzo in misura maggiore dell'aumento di prezzo dei prodotti da noi maggiormente esportati (cioè beni di consumo durevoli e beni d'investimento). La ragione dj scambio (cioè il rapporto tra indici di prezzo all'esportazione ed indici di prezzo all'importazione) è peggiorata costantemente per l'Italia negli ultimi tre anni: era 102,2 nel 1970, scendeva a 100,6 nel 1971, a 99,5 nel 1972 (cifre calcolate sugli indici di prezzo di esportazioni ed importazioni con base l'anno 1966 fatto pari a 100). Nei primi cinque mesi di quest'anno la ragione di scambio per l'Italia è ulteriormente peggiorata: da gennaio a maggio 1973 essa è scesa di 6,5 punti (è passata cioè dal livello 100 registrato a gennaio al livello 93,5 registrato a maggio). Il più sensibile deterioramento della ragione di scambio si è avuto in questo periodo per le voci « beni di consumo » e « beni destinati alla trasformazione », che hanno segnato la per53 Bib·liotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==