Autori vari nendo conto della composizione merceologica, l'aumento del deficit commerciale italiano è da addebitarsi ad un incremento dell'eccesso di importazioni dei cosiddetti « beni destinati alla trasformazione », quanto ad un ridotto avanzo commerciale per le voci « beni d'investimento» e « beni di consumo ». Più in particolare, il disavanzo commerciale italiano è dovuto per lo più alle maggiori importazioni fatte nei primi mesi del 1973 per le voci « animali vivi », « generi alimentari e materie prime per la loro produzione » e « materie ausiliarie » e ad una drastica contrazione dell'eccesso di esportazioni dei « prodotti delle industrie non alimentari e materie prime per la loro fabbricazione», che è passato dai 920 miliardi (gennaio-maggio 1972) ai 158 miliardi (gennaio-maggio 1973). L'economia italiana ha assunto negli anni scorsi una particolare collocazione sul mercato internazionale: alla continua contrazione (relativa) della produzione nazionale di generi di prima necessità (essenzialbente beni alimentari «ricchi» come le carni) e quindi all'aumentato deficit della bilancia di queste merci con l'estero, faceva da contrappeso un'eccedenza delle esportazioni di manufatti industriali (principalmente beni di consumo durevoli e beni d'investimento). L'eccesso di esportazioni di manufatti, a sua volta, alimentava l'accresciuta dipendenza del nostro paese dall'estero in conto delle materie prime necessarie per l'industria manifatturiera, cioè in conto di prodotti (come ad esempio, gli oli greggi) per i quali siamo strutturalmente, come si dice, dipendenti dai mercati esteri. Gli economisti che si sono occupati del commercio estero italiano, hanno fornito ampie spiegazioni di questo « paradosso » di un paese che, partito agli inizi degli anni '50, con un settore agricolo potenzialmente forte, è approdato alla fine, negli ultimi te1npi, a dipendere dall'estero per l'importazione di beni salario essenziali, cioè di prodotti agricoloalimentari. Le analisi hanno messo in luce gli elementi « oggettivi » - cioè quelli dettati dalle tendenze del mercato internazionale - che spingevano verso questa singolare specializzazione produttiva del nostro paese. Oggi, in un'epoca in cui il mercato internazionale dei prodotti manufatti registra prospettive incerte o comunque meno allettanti che nel passato, è forse giunto il momento per introdurre e sottolineare il ruolo che hanno giocato in questo processo anche gli elementi « soggettivi », cioè politici; di richiamare cioè tutte le critiche che osservatori isolati o forze politiche fino ad oggi minoritarie hanno rivolto alle scelte operate dalla pubblica amministrazione italiana riguardo al settore agricolo, lasciato deliberatamente alla retroguardia dello sviluppo economico nazionale, ampiamente sussidiato e foraggiato solo in funzione di garantire la « pace sociale » nelle campagne ed in attesa che l'esodo della popola-· 52 -BibliotecaGino Bianco
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