Francesco Compagna per l'industrializzazione. Ancora una volta ,infatti, serpeggia una tendenza a credere che per il Mezzogiorno possa valere, nei confronti dell'industrializzazione, « un'al'ternativa agricolo-alimentare ». Ma se è vero che il discorso sull'agricoltura deve tornare di attualità, è anche più vero che il discorso sull'industrializzazione deve restare di attualità. Anzi è un discorso più attuale che mai. Non solo perché il Mezzogoirno, grazie ai risultati dell'intervento straordinario, risulta ormai più industrializzabile di quanto non lo fosse dieci anni or sono, ma anche perché, oggi, a caratterizzare la situazione del Nord, non sono più tanto i « punti di crisi » quanto gli « straordinari ». Se ne dovrebbe, quindi, dedurre che si chiude il discorso delle industrie sostitutive per i « punti di crisi » del Nord e si apre invece il discorso della localizzazione nel Sud di nuovi investimenti industriali nei settori manifatturieri ad alta intensità di occupazione. Ma soprattutto il discorso sull'industrializzazione è più attuale che mai perché i problemi di Napoli e Bari, Reggio Calabria e Taranto, Palermo e Catania non si possono risolvere con l'agricoltura, ma si devono risolvere con l'industrializzazione; con la chiamata in vita~ grazie al forcipe dell'industria; di nuovi posti di lavoro nell'attività extra-agricola. C'è, tuttavia, un'esigenza di aggiornamento anche all'interno del discorso sull'industrializzazione: nel senso che oggi più di ieri sembra possibile favorire una industrializzazione fondata su molte attività manifatturiere piuttosto che su pochi impianti dell'industria di base. A proposito della quale vorrei ricordare quanto ebbi occasione di affermare nella relazione al bilancio del Ministero delle Partecipazioni Statali il 17 ottobre 1972. Dicevo allora « che degli incentivi ci si è potuti avvalere anche per il finanziamento di investimenti comunque necessari e comunque più convenientemente localizzabili nel Sud di quanto non fossero localizzabili nel Nord; e che degli incentivi si sono volute avvalere anche impropriamente aziende a partecipazione statale ... nel senso che appunto, per investimenti ad alta intensità di capitale, nazionalmente necessari (e che ovviamente non potevano essere localizzati nel 1Vord senza andare incontro ad oneri maggiori per la finanza pubblica e per la stessa azienda interessata di quanti non se ne dovessero sopportare per la localizzazione nel Mezzogiorno), si sono concessi alle aziende a partecipazione statale abbondanti incentivi; e questo a compenso, si è detto, di una scelta meridionalistca che era tuttavia conveniente e obbligata ». Accompagnavo questo rilievo con la considerazione che « così sarebbero stati dirottati a favore delle aziende a partecipazione statale mezzi di finanziamento forse destinabili più utilmente ad altri tipi di attività 48 . . . BibliotecaGino Bianco
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