I La nuova frontiera della siderurgia essere spesi per attivare le miniere di ferro e di carbone, e per adeguare la flotta al crescente volume dei traffici. Queste cifre imponenti bastano da sole per sottolineare una duplice esigenza. Da un lato, c'è bisogno di allargare le maglie degli insediamenti siderurgici al fine di non compromettere definitivamente l'equilibrio ecologico dei paesi produttori: persino in Giappone, dove la fabbrica di acciaio si è quasi identificata con la città, -la tendenza si va ora attenuando, e si profilano forti resistenze nei confronti di una indefinita dilatazione degli stabilimenti; tanto più che « nei paesi in via di sviluppo, date le particolari condizioni, vanno corrette le teorie di economicità e di convenienza che vigono nei paesi industrializzati » e saranno possibili « dimensioni più piccole e meno ambiziose ..., investimenti dell'ordine di 80-100 milioni di dollari contro investimenti dell'ordine di 450 milioni di dollari necessari per un moderno centro integrale capace di una produzione di oltre due milioni di tonnellate » 6 • Nello stesso tempo c'è anche bisogno di razionalizzare su scala mondiale la produzione di acciaio, in modo da ridurre al minimo investimenti che rischiano in caso contrario di farsi insostenibili. La siderurgia per bramme, che coinvolge un gran numero di paesi e slarga la rete degli insediamenti, può essere la risposta efficace a queste esigenze. Si tratta, beninteso, pur sempre di ipotesi, e i problemi da risolvere sono ancora molti. Non si può dimenticare d'un colpo che l'espansione della siderurgia è stata assicurata finora dagli sforzi intesi a raggiungere il massimo grado di continuità nel processo produttivo. Quando i ·laminatoi dovranno essere alimentati con bramme in provenienza da altri paesi, aumenteranno i pericoli di pause o interruzioni causate dal ritardo nei rifornirnenti; pericoli considerati dagli esperti tutt'altro che eventuali se si pensa di ricorrere solo in parte, alme~o per ora, all'approvvigionamento dell'estero. E neppure possono essere sottovalutati, accanto ai problemi tecnici, quelli politici: la difficoltà di coordinare su più vasta scala una politica siderurgica, il rapporto non sempre agevole tra · paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo, l'incertezza sulle forme di collaborazione tecnica e finanziaria che j primi dovrebbero assicurare ai secondi, le resistenze inevitabili verso una diversa strutturazione degli impianti. 6 ERNESTO MANDELLI, Attuale struttura della siderurgia mondiale e nuovi insediamenti nei paesi sottosviluppati, Bollettino Tecnico Finsider, gennaio 1964. 35 B.ibliotecaGino Bianco
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