I La nuova frontiera della siderurgia Le soluzioni che si prospettano sono molte, alcune legate agli sviluppi per ora imprevedibili dell'energia nucleare. Quella intorno a cui gli esperti stanno già lavorando con realismo basta comunque a sconvolgere la struttura attuale della siderurgia, la cosiddetta siderurgia d'altoforno. Per eliminare il carbone dal ciclo produttivo ci si dirige in due sensi: la riscoperta del rottame e la riduzione diretta. La siderurgia da rottame era stata progressivamente abbandonata dai grandi complessi dopo l'apparizione del ciclo integrale costiero: in Italia solo l'industria privata, di modeste dimensioni, utilizza questa tecnica. Il rottame viene lavorato nei forni elettrici, la cui diffusione ha incontrato un duplice ostacolo: il costo elevato dell'energia e la limitata capacità produttiva, che non supera il mezzo milione di tonnellate annue (una quantità irrisoria, di certo insufficiente per alimentare i grandi laminatoi). La riduzione diretta è invece un procedimento nuovo, ap.cora da perfezionare: consente la trasformazione del minerale in acciaio senza passare per la ghisa, e quindi saltando una delle tre fasi del ciclo. Tecnicamente possibile, è per ora economicamente non competitiva, ma si sta cercando appunto di renderla tale. C'è fra gli esperti chi prevede che l'obiettivo possa essere raggiunto verso la fine di questo decennio o l'inizio del prossimo, tanto più che le modifiche imposte dal diffondersi di questo metodo si saldano con altri rivolgimenti che nell'immediato futuro dovrebbero investire l'industria siderurgica. Le ragioni dell'ecologia e quelle del Terzo Mondo, combinate con la scarsità del carbone di èoke, sembrano destinate a rivoluzionare non solo le tecniche ma anche le localizzazioni tipiche della siderurgia. Se a partire dagli anni cinquanta la tendenza di fondo è stata quella di creare insediamenti sulla costa e non più nei pressi delle miniere, negli anni ottanta,• o al più nel decennio successivo, la tendenza dovrebbe capovolgersi e gli impianti ricongiungersi alle miniere; che non sarebbero più le miniere ormai povere dei tradizionali produttori di acciaio ma quelle _ricche e a buon mercato che si trovano nei paesi in via di sviluppo. Ed ecco spuntare l'idea di una nuova strutturazione dell'industria siderurgica, il convincimento che all'era degli altoforni e delle acciaierie all'ossigeno farà seguito quella della « siderurgia per bramme». L'attuale ciclo produttivo verrebbe scomposto in due fasi, nettamente distinte l'una dall'altra.: l'arricchimento del 33 BibliotecaGino Bianco
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