Nord e Sud - anno XX - n. 166 - ottobre 1973

Italico Santoro Tutto questo in una fase di mobilità per il futuro della siderurgia. Importanti mutamenti si vanno profilando, sia nelle tecniche produttive sia nella localizzazione degli impianti. Ora, non è questo un settore che possa essere costretto aprioristicamente nella camicia di Nesso di una politica regionale: con i cento milioni di capitale richiesti in media per ogni addetto, assorbe un numero ridotto di occupati, e per di più ad alta qualificazione; le fonti di approvvigionamento e i mercati di sbocco sono disseminati su territori ben più vasti di quelli compresi nei confini di una regione, e si richiedono talora addirittura forme di coordinamento a carattere sovranazionale; gli impianti, per essere competitivi, hanno bisogno di spazio e di elevati investimenti fissi. La siderurgia può semmai, come industria di base in grado di svolgere un ruolo propulsivo, contribuire ad una politica di sviluppo regionale; a patto però che le scelte di natura territoriale siano convergenti e non contrastanti con le esigenze proprie del settore. Visti in questa chiave, i proplemi oggi dibattuti in Italia rappresentano la cima di un iceberg, e soluzioni responsabili possono essere individuate solo riannodando l'avvenire della nostra siderurgia a tendenze più generali, ed a quegli elementi di novità intorno ai quali si sta discutendo altrove. Nell'ultimo quarto di secolo la rapida espansione delle economie industriali si è accompagnata ad unò sviluppo ancora più rapido della siderurgia. La quantità di acciaio bruciata in questi anni non ha precedenti, la si ritiene di gran lunga maggiore di quella utilizzata nel complesso dall'uomo durante la sua storia passata. Fra il 1952 e il 1972 la produzione mondiale è pressocché triplicata, da 215,2 a 629,4 milioni di tonnellate, il consumo si è venuto evolvendo ad un tasso annuo che supera il 5 % . Grazie all'estrema varietà merceologica, alla sua duttilità ed economicità, l'acciaio ha retto la concorrenza di altri prodotti, da ultimo l'alluminio e la plastica. Si parla periodicamente di declino della siderurgia; periodicamente i fatti si incaricano di smentire le previsioni, e l'impiego dell'acciaio si estende magari oltre le frontiere tradizionali. Una indagine dell'ONU 1 ha rilevato per esempio come il rapporto di concorrenza tra l'acciaio e la plastica 1 Commission Economique pour l'Europe, Aspects de la Concurrence entre l'acier et d'autres matériaux, Nanons Unies, .New York, 1966. 28 BibliotecaGino Bianco

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