Sergio Gagliardo il Ministro del Tesoro ha concesso ad Eugenio Scalfari su « L'Espresso » del 30 settembre 1973). Quello che segue costituisce un tentativo, evidentemente incompleto, di sintetizzare in pochi punti e in pochi spunti gli aspetti essenziali della « Nota preliminare ». Con tutta la carica di riflessioni che essa necessariamente comporta. L'analisi verrà preceduta, peraltro, da talune specifiche indicazioni quanti-qualitative desunte dalla « nota introduttiva al bilancio di previsione » elaborata per il corrente anno dalla Ragioneria Generale dello Stato. Tale documento, che è cosa diversa della « nota preliminare », risulta di grande importanza, in effetti, per comprendere taluni specifici contenuti delle più recenti posizioni del Ministro del Tesoro. Ci sono tre aspetti, in riferin1ento alla « Nota introduttiva al bilancio di previsione » per il 1973, di cui occorre tener giusto conto: il primo riguarda i] complesso delle previsioni iniziali del bilancio dello Stato; un secondo aspetto concerne le grandi cifre dello stesso bilancio, aggiornate tuttavia con talune previsioni integrate dal complesso di operazioni relative alle spese da iscrivere durante il 1973 contestualmente all'acquisizione dei mezzi di copertura provenienti dall'em.issione di prestiti; il terzo elemento attiene, infine, al consuntivo entrate-uscite-disavanzo effettivi dell'anno 1973. È chiaro che, mentre molto può dirsi in riferimento ai primi due elementi, sul terzo potrà riferirsi solo per via indiretta, ponendo grande attenzione alle indicazioni inserite nella « nota preliminare » di La Malfa. Stabilito ciò, diamo la parola alle cifre del bilancio di previsione per il 1973. Queste hanno fatto riferimento ad una previsione di entrata pari a 15.661 miliardi di lire a fronte di una previsione iniziale della spesa pari a 20.338 miliardi di lire. Ciò equivale alla determinazione di un disavanzo finanziario non inferiore, nella ipotesi migliore, a 4.677 miliardi di lire alla fine del corrente anno. Se queste indicazioni costituiscono già, di per sé, motivo di certe riflessioni sullo stato di salute del paese, esse sono destinate a divenire molto più gravi, tenendo conto che la maggior parte delle spese finali (ossia dei 20.338 miliardi preventivati) sono state utilizzate in impieghi correnti. Si tratta, in particolare, di una cifra superiore all'8 % delle risorse potenzialmente disponibili, destinate ad alimentare il circuito dei consumi (ed, in minima parte, dei trasferimenti di reddito), a tutto scapito del ciclo degli investimenti produttivi. Di ques~i ultimi, peraltro, una parte !}On.secondaria è risultata desti20 . . BibliotecaGino Bianco
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