L'eresia della libertà punto, i rapporti con l'Urss restano una discriminante fondamentale: non si può chiedere di esser presenti in una società .occidentale democratica anche come potenziale partito di «governo», e mantenere con l'Urss, un paese dalle strutture non democratiche, un rapporto privilegiato, definendolo ancora, sia pure con qualche correttivo, paese-guida del socialismo. Alle domande serrate che sorgono per la vicenda dei dissidenti, il Pci non può rispondere in modo soddisfacente. Non può farlo, perché· ciò significherebbe un passo fondamentale nel processo di evoluzione avviato, con ambiguità e ritardi, dopo l'invasione della Cecoslovacchia. Questo passo, per ora, i dirigenti del Pci non sono disposti a compierlo. D'altra parte, per tutti i partiti comunisti dell'occidente, nati sull'onda della rivoluzione d'ottobre per scissioni dai precedenti partiti socialisti e vissuti per decenni sul mito del paese-guida del socialismo, una revisione reale dei rapporti ideologici e non ideologici con l'Urss, comporterebbe una rivoluzione profonda e piena d'incagnite. Le relazioni privilegiate con Mosca restano ancora un bastione contro le influenze « corruttrici » - a cui i partiti comunisti occidentali sono comunque esposti - della democrazia e della sinistra borghesi. È più comodo dunque, per ora, restare arroccati all'interno di quei bastioni, compiendo al più qualche sporadica e timida sortita. Ci si chiede tuttavia fino a quando sarà possibile mantenere un tale an1biguo atteggiamento. Che cosa sanno dell'Urss, in realtà, i partiti comunisti occidentali? Quanto conoscono di una società che ha bisogno dell'isolamento e della repressione per bloccare i sintomi di crisi? Le denunce di Sacharov, di Solgenitsin, e di tutti gli altri dissidenti, agiscono nonostante tutto sulla base dei pc occidentali. Se la repressione nell'Urss dovesse continuare fino a trasformarsi in un fatto di clamorosa controriforma conformista, i comunisti occidentali, sotto la spinta della base, non potrebbero più tacere. E se la repressione nell'Urss fallisse- e il dissenso esplodesse come fenomeno di massa? Certo, per ora l'ipotesi appare lontana: ma gli stessi dirigenti sovietici non possono sperare di tenere indefinitamente compromessa la società civile di un grande paese come l'Unione Sovietica. Un dissidente, attualmente prigioniero in un lager, Andrei Amalrik, ha posto il problema con chiarezza: sopravviverà l'Unione Sovietica fino al 1984? · SANDRO BONELLA 17 BfbHotecaGino Bianco
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