Nord e Sud - anno XX - n. 166 - ottobre 1973

Sandro Bonella Il rapporto del Pci coll'Urss è un rapporto per un verso ancora fidestico, di ordine monastico «nazionale» a chiesa centrale. Dal1' altro è un rapporto da potenza a potenza, con convenienza reciproca. L'Urss cioè può contare sul partito italiano, caratterizzato come partito relativamente indipendente, come mediatore in molti aspetti della sua politica estera: è noto il ruolo svolto dai comunisti italiani nei rapporti tra Pcus e socialdemocrazia tedesca per l'avvio della Ostpolitik. Il Pci può continuare a far riferimento, come polo di attrazione, alla seconda potenza planetaria. La logica dell'evoluzione conduce al distacco del Pci dall'Urss: ma la logica della conservazione lo impedisce. I dirigenti comunisti italiani tendono perciò a far finta di non vedere ciò che può turbare l'ambigua collocazione del partito. È quanto è accaduto nella vicenda dei dissidenti. Gli organi del Pci hanno dato pochissimo spazio alle proteste di Sacharov e di Solgenitsin da un lato, e alla grancassa propagandistica sovietica sull'argomento dall'altro, relegando la vicenda nelle ultime pagine del1'« Unità». Quando poi sono stati costretti a rispondere alle critiche e alle sollecitazioni delle forze democratiche e di sinistra - e lo hanno fatto con molta parsimonia -, hanno scelto argomentazioni di una capziosità sorprendente. Certo, hanno detto in sostanza in un corsivo apparso su « Rinascita» ripreso dall'« Unità», nessuno dubita che il diritto al dissenso e alla critica sia una componente fondamentale della società democratica e socialista. I comunisti italiani, hanno aggiunto, non hanno mai tralasciato di esprimere il proprio dissenso per eventuali errori dei dirigenti sovietici, con spirito fraterno. Ma occorre evitare le « volgari speculazioni » della stampa borghese: ricordare che comunque l'Urss costituisce il punto di riferimento obbligato del movimento comunista internazionale, e non sottovalutare le « grandi conquiste » della società sovietica. Inoltre - qui il discorso del Pci si fa evidentemente contraddittorio - le critiche e le ideologie di Sacharov e Solgenitsin non sono condivisibili: come se il dissentire non fosse l'esatto opposto del condividere. Infine, ecco l'argomento principe, si vorrebbe che i comunisti non fossero più comunisti: ed essere comunisti, secondo i dirigenti del Pci, significa evidentemente ancora accettare l'Urss come paese-guida, sia pure con il fittizio correttivo della « unità nella diversità ». Ora, nessuno chiede ai comunisti di non essere più tali, evidentemente: gli si chiede invece la testimonianza concreta, nei fatti, della piena accettazione del principio democratico. E su questo 16 . Biblio.tec Sino Bianco

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