Nord e Sud - anno XX - n. 166 - ottobre 1973

Sandro Bonella indiretta non tanto a Sacharov e Solgenitsin, che chiedono che alla distensione si accompagni un avvio di democratizzazione interna, quanto per quei governi occidentali che possono avere la stessa opinione. Sono problemi estremamente complessi e intricati. Lo con-· ferma la cautela con cui, alla sostanza, si comportano i governi dei paesi occidentali davanti agli appelli dei dissidenti. Danesi, norvegesi, austriaci hanno espresso le loro proteste all'Urss: ma si tratta di piccoli paesi, che hanno poco peso sugli sviluppi di fondo degli equilibri internazionali. Nixon, quasi volesse contraccambiare il riserbo dei sovietici sullo scandalo « Watergate », ha evitato ogni presa di posizione, anche se deve fronteggiare la crescente indignazione di ambienti democratici americani. Lo stesso Brandt, premio Nobel per la pace, si è limitato, sotto la pressione di due scrittori famosi, a lui molto vicini, Guenther Grass e Heinrich Boell e della base socialdemocratica, ad una generica deplorazione: in sostanza, nonostante l'interessata campagna propagandistica del1' opposizione cristiano-d,emocratica, il cancelliere tedesco ha lasciato capire di non poter pregiudicare i risultati e le prospettive della Ostpolitik. Certo, il problema dei dissidenti verrà sul tappeto alla conferenza per la sicurezza europea, e diventerà materia di scontro al Congresso degli Stati Uniti. Ma tutto lascia pensare che l'offensiva degli occidentali sarà modesta. A quanto pare, i dissidenti sono destinati a restare soli davanti alla repressione. Anche per questo Sacharov e Solgenitsin si sono rivolti direttamente all'opinione pubblica occidentale, e non ai governi. Il dato di fondo è che gli attuali dirigenti del Cremlino intendono la distensione - che resta comunque un irrinunciabile progresso sulla via della sicurezza e della pace nel mondo - come conferma della intangibilità dei blocchi ·sottoposti a tendenze centrifughe dal nuovo assetto multipolare degli equilibri internazionali, e del rigido mantenimento dell' « ordine » interno del proprio sistema imperiale. Sollecitano accordi economici e relazioni commerciali, ma contemporaneamente intendono rafforzare il cordone sanitario lungo i propri confini a salvaguardia di eventuali influenze « corruttrici » dell'occidente. È un'impostazione esattamente contraria a quella di un opuscolo di Sacharov del '68, in cui lo scienziato sovietico, sul presupposto delle moderne teorie della scienza e di una critica a fondo delle ideologie -rigide, ha teorizzato il progressivo avvicinamento dei paesi .sviluppati ad oriente e occi12 s·ibliotecaGino Bianco

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