Nord e Sud - anno XX - n. 166 - ottobre 1973

• Antonino Repaci il governo Facta dimostrò indulgenza verso il teppismo squadrista? Questo è il punto che il Grandi avrebbe fatto bene a chiarire. Chi scrive, per parte sua, ritiene di averlo chiarito a sufficienza, col dimostrare che il presidente Facta non infierì contro i fascisti per non turbare le trattative in corso fra Giolitti e Mussolini - e fece male, perché incoraggiò i fascisti a persistere nella violenza e nella frode. Eh! sì, perché questo occorre tener ben presente: che la presa del potere da parte dei fascisti fu soltanto una burletta di atto insurrezionale e violento, mentre in realtà fu una colossale frode e, salvo pochissimi lungimiranti, nessuno era in grado di immaginare che ne sarebbe stata la vittima. Fino ad allora l'azione politica degli esponenti e dei gruppi, nonostante i colpi bassi e gli intrighi tipici di un parlamentarismo di mediocre livello - quale indubbiamente era quello di allora - si era svolta su un terreno di corretteza e con l'osservanza di talune fondamentali regole del giuoco. Sembra quindi fuor di proposito accusare di viltà chi fece affidamento su promesse e su accordi fatti al solo scopo di mascherare una manovra diretta a paralizzare l'azione degli altri contraenti. Nel saggio più volte citato, l'autore di questa note definì questa manovra una partita a poker, nella quale Mussolini giocava con due sei: ma sarebbe più esatto affermare, quanto meno rispetto alle ultime battute, che egli bqrÒ al giuoco. Quando il giuoco fu scoperto e il baro trovato con le carte truccate, non rimaneva se non un mezzo - e uno soltanto - per mandare all'aria la sua manovra: lo stato d'assedio, ossia l'intervento armato dello Stato contro una sedizione, che fra l'altro ne aveva offerto il destro con l'aver messo in moto quella insurrezione da operetta, chiamata poi pomposamente e mendacemente « marcia su Roma». E fu proprio il tanto bistrattato Facta, col consenso del re, a deliberare lo stato d'assedio, che in un paio di giorni avrebbe fatto piazza pulita del fascismo, risparmiando al Paese vent'anni di degradazione, di sofferenze e di lutti. ANTONINO REPACI 124 . Biblio.eca.Gino Bianco

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