Nord e Sud - anno XX - n. 166 - ottobre 1973

Sandro Bonella del fenomeno della dissidenza, se ci si limita a legare a questa definizione la sola dissidenza « intellettuale ». La lunga battaglia degli ebrei sovietici per ottenere il diritto all'espatrio e al « ritorno » in Israele è un altro aspetto, non meno rilevante, della lotta per i fondamentali diritti di libertà nell'Unione Sovietica. Secondo fonti attendibili, come la « Neue Zuercher Zeitung », gli ebrei sovietici desiderosi di espatriare sono attualmente circa 600.000; 100.000 domande di espatrio sono rimaste finora senza risposta. Dopo le trattative commerciali con gli Stati Uniti, l'atteggiamento delle autorità sovietiche nei confronti degli ebrei, estremamente duro in passato, sembra essere divenuto più morbido. La « tassa sulle lauree », per esempio, seppure non è stata ufficialmente abrogata, non è più operante; un certo numero di richieste viene accolto. Ma il progresso è più apparente che reale: per la concessione dei visti di uscita si impiegano criteri discriminatori, e si procede con un ritmo che consentirà di lasciare il paese a tutti quelli che lo desiderano soltanto in venti anni. Nel frattempo, chi ha chiesto il visto di uscita diviene automaticamente cittadino di seconda categoria. Rischia seriamente di perdere il posto di lavoro, e comunque di vedersi privato della possibilità di trovare un alloggio, se lo cerca, o di dover subire il peso della coabitazione, se già lo possiede. I suoi figli non troveranno un lavoro, e in molti casi dovranno interrompere gli studi. Intanto la persecuzione, con maggior cautela di prima, continua. In Ucraina, l'operaio specializzato Itzak Skolnik è stato condannato a dieci 2.nni di detenzione per « spionaggio». A Minsk si sta inscenando un processo contro Svanja Kipnis, accusato di tentato espatrio clandestino. A numerosi ebrei eminenti nel campo delle scienze e della cultura universitaria si nega il visto, sotto il pretesto della sicurezza nazionale: è ac_caduto al fisico M. Gierman, al filologo Dmitrij Sega], alla famiglia dello scienziato Venjamin Grigorjevic Levic. Il quadro del dissenso sovietico, dunque, si allarga, considerando i diversi aspetti del problema. Ancora, certamente ad esso vanno ricondotti i fermenti autonomistici presenti in alcune delle repubbliche e delle regioni dell'Unione Sovietica. Concludendo, già un esame sommario delle dimensioni del dissenso ci porta ben lontano dai « pochi scontenti» di cui parla Marchais sull'eco della propaganda sovietica. D'altra parte, le autorità di Mosca sarebbero così preoccupate a'.i pochi intellettuali non ortodossi, che, tra l'altro non hanno , ' 10 . . BibliotecaGino Bianco

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