Antonino De Arcangelis territorio; esso ormai non richiede ulteriori documentazioni. Ma resta difficile l'indagine epidemiologica allo scopo di capire perché proprio ora, in questa estate di quest'anno è esplosa l'epidemia. Per una ricerca del genere è· necessario analizzare i dati disponibili relativi al comportamento delle malattie infettive, che si esprimono tutte sulla base degli stessi presupposti ambientali di natura igienica ed in questo senso trovano quindi gli stessi presupposti per la esplosione. Perché è soltanto il tipo nuovo di esplosione - un esplosivo di natura diversa, finora sconosciuto nell'Italia moderna - che caratterizza il fenomeno coleroso e non certo la gravità della malattia che è oggi curabile quanto un tifo o un paratifo, malattie, queste, che fanno, come il colera, il loro rispettabile numero di vittime, fra i dieci-dodicimila casi documentati ogni anno in Italia, che peraltro non li comprendono certo tutti. Sarà il caso di ricordare che in Italia i decessi per tifo e paratifo (58 nel 1969) sono il doppio di quelli registrati in Francia (28 nel 1969) dove peraltro i casi denunciati furono 1.374; e che la malattia praticamente non esiste in numerose altre nazioni. Eppure questa elevatissima mortalità - ricordata recentemente dal Ministro della Sanità - da salmonellosi, non ha mai destato allarmi eccessivi e non è mai comparsa sulle prime pagine dei quotidiani. Del resto è importante il fatto che nella classificazione nosologica analitica internazionale, il colera ha ricevuto il primo numero (000) a valore emblematico del significato prioritario nella valutazione sulla salute umana nelle nazioni, più che in ragione delle difficoltà terapeutiche. Ma un'analisi dei casi « denunziati » di malattie infettive non fornisce grandi ragguagli in quanto il numero delle denunzie è sempre molto inferiore alla realtà nosologica, almeno in Italia, ed il divario tra il numero delle denunzie e la realtà della diffusione è tanto più notevole quanto appunto più diffusa è la malattia e quindi più abituale e consuetudinario il suo riscontro diagnostico. Dato certamente più attendibile resta quello relativo al numero dei morti per malattie infettive, in particolare quello su 100.000 abitanti che mette bene in evidenza anche il rapporto con la popolazione residente. L'analisi di questo dato, per un periodo sufficientemente lungo, fatta parallelamente per l'Italia, la Campania e la provincia di Napoli, non ci dirà nulla sulla epidemia di colera, ma ci dirà praticamente tutto l'essenziale sulle cause della sua esplosione. Il numero dei morti per infezione, se si tieri conto delle larghe possibilità terapeutiche di oggi, ci ragguaglia sull'estensione delle ma100 . BibliotecaGino Bianco
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