Nord e Sud - anno XX - n. 164-165 - ago.-set. 1973

Scelba e Saragat al Governo amico ») 9 • Nella mozione finale del Consiglio nazionale, all'azione del Governo Scelba-Saragat vengono dedicati solo un paio di righi, in· un inciso. Si cerca ormai di distinguere quanto più è possibile il partito dal governo al quale solo una serie di circostanze fortunose. (come l'elezione del presidente della Repubblica) assicura ancora qualche mese di vita, una vita stentata e affannosa. Scelba se ne rende conto 1'8 novembre quando convoca a villa Madama i segretari e i capigruppo dei quattro partiti del centro democratico. È una riunione di otto ore. Si conclude con un accordo precario. Qualche giorno dopo Saragat rientra a Roma, in treno, da Torino. Sulla stessa carrozza viaggia Fanfani. Per tutto il percorso, i due si ignorano deliberatamente. Verso la fine del '54, tre argomenti mettono a dura prova la « stabilità » governativa. Sono la modifica dei Patti agrari, il Piano per la difesa della democrazia e l'UEO (Unione europea occidentale). I patti agrari erano ancora regolati secondo la vecchia legge Gullo, approvata al tempo del tripartito, che contemplava il blocco· delle disdette, la durata pluriennale dei contratti e la loro risoluzione soltanto per giusta causa. Una modifica dei Patti viene riconosciuta un po' da tutti, ma coinvolgendo essi interessi economici enormi, le posizioni sono molto articolate. Sono in discussione tre progetti: uno dell'on. Sampietro, elaborato sostanzialmente su un precedente progetto Segni, il quale conferma quasi tutti i vantaggi conquistati dai mezzadri, i coloni che dividono i raccolti con i padroni dei terreni; un secondo del liberale Ferrari che esprime le istanze dei proprietari; un terzo del democristiano Gozzi, a mezza strada tra i primi due. Il Governo, in linea di massima, è ~avorevole a quest'ultimo. Ma repubblicani e socialdemocratici lo vogliono emendare largamente per avvicinarlo a quello dell'on. Sampietro; i liberali per farlo coincidere con quello dell'on. Ferrari. La giusta causa diventa il punto della rottura. Invano, esperti di politica agraria come il prof. Manlio Rossi-Doria, si affannano a scrivere che « la giusta causa non è il diavolo ». Il Piano per la difesa della democrazia non è altro che una serie di misure per colpire la rete di affari del PCI. Si stabilisce di rivedere appalti e controllare concessioni dalle quaF il partito comunista trae i finanziamenti per il suo apparato, di vigilare sulle Amministrazioni dello Stato. Venti prefetti vengono incaricati di effettuare ispezioni straordinarie presso gli Enti Locali. Vengono sciolte numerose cooperative organizzate dal PCI. Si crea nel Paese un forte stato di ten9 Cfr. Ermanno Corsi, Pella e il Governo dell'Assunta. Nord e Sud, dicembre 1971. 229 BibliotecaGino Bianco

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