Nord e Sud - anno XX - n. 164-165 - ago.-set. 1973

Scelba e Saragat al Governo partito ed ha in Saragat il suo leader, per evitare lo slittamento a destra della DC e realizzare una politica di apertura sociale verso. la base socialista ». Nonostante, comunque, il segretario del partito, Matteo Matteotti, si affanni a ripetere che i socialdemocratici credono nel quadripartito ma che non sono disponibili per una « collaborazione né cieca, né rassegnata», non mancano posizioni fortemente polemiche verso la linea del PSDI. La corrente di destra (Simonini, Lombardq) che controlla il 10 per cento, vorrebbe che il PSDI si attestasse stabilmente sulle posizioni centriste, senza introdurre, nel dialogo politico, la turbativa de1l'apertura a sinistra. Chiede, una scelta preferenziale a favore dei liberali, contro i socialisti. Il gruppo di sinistra (Mondolfo, Bonfantini, Faravelli, Zagari) che è più consistente in quanto controlla il venti per cento, rimprovera a Saragat di essersi buttato a capofitto nel quadripartito con Scelba e di aver abbandonato il dialogo con Nenni. Sostiene che l'operazione governativa è stata condotta in perdita, nel senso che non si è riusciti a dare al Governo un effettivo impulso di centrosinistra. Ci sono poi alcll:ni notabili - come il decano della socialdemocrazia Ludovico D'Aragona e il ministro Romita - i quali non sono portatori di una precisa proposta politica, ma rimpiangono soltanto i tempi in cui il socialismo era un apostolato più che una macchina di partito. Esprimono, pertanto, un generico stato di insoddisfazione. Il momento della verifica viene, per il PSDI, il 5 giugno, con il congresso nazionale di Roma. Saragat si afferma come capo carismatico, incontrastato. Tiene un discorso di tre ore. Afferma che l'ostacolo maggiore, per lo sviluppo della socialdemocrazia, è il comunismo e, in maniera anche più determinante, il socialismo nenniano, al comunismo strettamente e indissohibilmente legato. L'apertura a sinistra è fallita per il trasformismo di Nenni, perché i capi del PSI non vi credevano, perché il loro fine non è l'avvento di una democrazia socialista, ma la creazione di una situazione da fronte popolare, con gli anticomunisti arroccati dietro un governo reazionario e gli altri gravitanti nell'orbita del PCI. Il dialogo sabotato ai vertici va, pertanto, aperto direttamente con la base socialista. Ad essa bisogna presentarsi con una politica capace di modificare i rapporti di classe. Sara-• gat rimprovera a Gronchi di credere ancùra nei vertici del PSI e lo accusa di voler fare l'apertura a sinistra scavalcando i socialdemocratici. Al ter!Iline del lungo discorso, che è una vera e propria requisitoria per Nenni e per Gronchi, l'assemblea scatta in piedi e canta l'Internazionale. · Più problematica è la posizione dei repubblicani che stanno nella maggioranza, ma fuori del Governo. Al 24esimo congresso di Firenze 221 BibliotecaGino Bianco

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