Giacomo Corna Pellegrini del resto, le spese belliche costituiranno sempre capitoli dei bilanci statali strettamente legati a produzioni di tipo industriale 34 • Ad equilibrare gli elementi animatori dell'economia italiana è tuttavia, oltre che la distruzione di ingenti ricchezze mediante operazioni belliche 35 , la politica di dipendenza dalla Francia imposta dagli occupanti col rendere possibile praticamente solo da quel Paese l'importazione di prodotti industriali finiti. Nonostante alcuni timidi inizi industriali, l'attività agricola per l'autoconsumo resta nettamente prevalente in Italia all'inizio del secolo 36 • Essa conferisce all'economia e alla vita nazionale caratteri di sostanziale staticità, pur nell'introduzione di importanti novità tecniche e, specie nella pianura padana, nel graduale passaggio a proprietà più estese, libere da vincoli feudali e giuridicamente garantite 37 • La Restaurazione politica che segue il periodo napoleonico riporta al commercio estero ed interno molti vincoli del secolo precedente. Nel Lombardo-Veneto, l'Austria ripristina una serie di provvedimenti proibizionistici al movimento delle merci, sia a1l'interno della regione, sia verso le provincie d'Oltralpe. Ciò ha il doppio scopo di incrementare il gettito fiscale e di proteggere i prodotti delle provincie tedesche dell'impero 38 • Nella conseguente separazione dai mercati francesi e inglesi maturano tutfici in Val d'Olona nell'alto Milanese; manifatture di legno, concerie, materiali edilizi, cartiere sparse un po' dovunque; ferriere nelle valli lombarde e in Val d'Aosta, ma anche in Liguria, Toscana, Calabria e in altre parti del Regno di Napoli utilizzanti non solo il minerale locale ma anche quello elbano (ibidem, p. 28). 34 Ricorda, ad esempio, il Massi l'impulso dato all'industria navale triestina dalle commesse belliche del governo austriaco (E. Massi, in C.N.R., op. cit., p. 194). Sugli sviluppi delle industrie belliche a Torino e Milano: F. Milone, ibid., p. 18. L'importanza delle commesse belliche nel potenziamento dell'industria cantieristica è documentata per Livorno: P. Innocenti, op. cit., p. 281. 35 G. Mori, op. cit., p. 268. 36 R. Zancheri, Storia dell'agricoltura, in Autori Vari, La storiografi.a italiana negli ultimi vent'anni, Milano 1969, vol. II, pp. 1277-1302. 37 M. Romani, op. cit., pp. 21 ss. · 38 Segnala il Barbagallo: « C. Correnti, nel suo scritto ben noto: L'Austria in Lombardia (in Scritti scelti, Roma 1851, vol. I, p. 583). ci informa come ogniqualvolta dal Lon1bardo-Veneto giungessero in Austria e in Boemia minor numero di ordinazioni industriali, quei mercanti reclamavano tosto perquisizioni e sequestri delle merci esistenti nell'Italia austriaca. Assai meno nota è una petizione dei commercianti di Praga del Settembre 1848 perché il governo di Vienna non abbandonasse il Lombardo-Veneto così vantaggioso ai loro interessi. Ad essa replicò, nell'unico articolo scritto in sua vita, Alessandro Manzoni, su « La Concordia» di Tirino, del 16 settembre 1848. In quello stesso giro di tempo gli stessi negozianti e manifatturieri di Austria e di Boemia si erano dichiarati disposti a fornire a tale scopo e a loro spese, un corpo di milizie mercenarie da inviare in Italia: cfr. V. Ferrari, Alessandro Manzoni giornalista, in « Rendiconti » del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, 1907. (C. Barbagallo, Le origini della grande industria contemporanea, Firenze 1951, p. 410). 190 BibliotecaGino Bianco
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